lunedì 14 gennaio 2013
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​C’è un nuovo movimento dal basso che oggi debutta in quella che è sempre stata considerata la capitale culturale d’Europa, terra di rivoluzioni e patria della laicità. La forza, l’intensità e l’irruenza dei cortei che attraverseranno Parigi per dire il loro no alprogetto di legge che autorizza il matrimonio e le adozioni omosessuali, le conosceremo solo stasera. Ma un fatto appare già evidente e riguarda il carattere trasversale, aconfessionale e apolitico di una protesta che vedrà insieme credenti e agnostici, conservatori e progressisti, intellettuali e gente comune, famiglie e single, e perfino esponenti di associazioni gay. Sotto lo slogan "La Manif pour tous" (la manifestazione per tutti), sfileranno lungo la Senna in aperta polemica con "Le Mariage pour tous", (il matrimonio per tutti), formulazione ambigua con cui il governo socialista francese intende equiparare qualsiasi tipo d’unione affettiva all’istituto della famiglia. Come se in gioco ci fosse un problema di eguaglianza di diritti e non invece una concezione antropologica fondamentale per l’esistenza della società. «Un inganno», l’ha definita il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, «una confusione delle genealogie, degli statuti e dell’identità che va a scapito dell’interesse generale», per il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim. La cosa più interessante è che le voci della Chiesa cattolica e dell’ebraismo hanno dato il via a una discussione pubblica non più definibile nei termini della vecchia contrapposizione fra religione e laicità, fra Stato e Chiesa. In Francia è scattata una mobilitazione civile che ha rotto antichi steccati e si pone sul terreno di una laicità feconda e positiva.È proprio questo che il presidente Hollande sembra non aver capito. Ha voluto imitare Zapatero pensando però che, a differenza del leader socialista spagnolo divenuto l’icona della sinistra radicale e ultra-secolarista in un Paese "cattolicissimo", non avrebbe incontrato una forte opposizione al suo progetto di legge. Anche perché ribaltare il concetto tradizionale di famiglia non costa niente e fa passare in secondo piano le gaffe in politica economica (e l’interventismo militare) dell’Eliseo. Insomma, doveva essere una passeggiata sul velluto, un tappeto disteso da tempo su cui sta scritto in evidenza la parola "laicité". Eppure l’ex allievo e collaboratore di Mitterrand dovrebbe avere ben presente quel che capitò al suo illustre e unico predecessore socialista della Quinta Repubblica. Appena insediatosi alla presidenza dopo la vittoria del 1981 Francois Mitterrand mise mano a una riforma scolastica che penalizzava fortemente le scuole promosse da privati, in gran parte cattoliche. Ma si trovò di fronte alla protesta massiccia di milioni di genitori che tra il 1983 e il 1984 scesero in piazza in varie città della Francia per difendere "la liberté scolaire". E l’allora presidente socialista fu costretto a ritirare il progetto di legge.Chissà se Hollande vorrà imparare da quel che successe trent’anni fa. In ogni caso dalla Francia di oggi arriva un messaggio che vale per tutta l’Europa, in particolare per il nostro Paese ormai prossimo al voto. Anche in Italia, come già nella campagna elettorale francese della scorsa primavera, non si parla molto di temi etici fondamentali. Che però sono destinati a diventare di bruciante attualità poco più tardi. È l’utilissima lezione che ci arriva dal Paese "laico" per eccellenza. Quel che succede oggi a Parigi riguarda anche noi.
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