Pensieri amari su Cospito e Moretti. E speranza nella saggezza dei giudici
giovedì 16 febbraio 2023

Gentile direttore,
mi è balzata all'occhio una notizia che mi ha fatto arrabbiare. Eccola: il terrorista italiano signor Mario Moretti (77 anni), che nel 1978 uccise Aldo Moro e gli agenti della sua scorta, e tanti altri cittadini della Repubblica, mai dissociato e mai pentito per quello che ha fatto, condannato a sei ergastoli, ora vive a Brescia in regime di semilibertà. Esce dal carcere, non sempre ritorna alla sera, gode di licenze straordinarie, di licenze-premio, grazie agli sconti di pena e alla buona condotta, ha il permesso di guidare l’auto della sua compagna per “effettuare spostamenti che gli sono necessari”, ora mi chiedo: questo “galantuomo” non dovrebbe stare al regime del 41bis, detenzione riservata ai mafiosi e ai terroristi? L'anarchico Alfredo Cospito, che non ha ucciso nessuno, malato gravemente per il suo digiuno di protesta, sta scontando una pena aggravata dall’applicazione del 41bis. La Legge è davvero uguale per tutti? Visto che sono un cristiano (battezzato il 3 novembre 1940, come da invito di Papa Francesco a cercare la data del proprio battesimo), e leggo sovente i Vangeli (come mi ha insegnato il cardinal Martini), trovo bellissime le parole di Gesù, al capitolo 19,40 del Vangelo di Luca: «Se i miei discepoli taceranno, grideranno le pietre ». Con stima, accompagnata da un saluto cordiale.

Giampietro Mariani Olginate (Lc)


Non mi piace, in genere, fare paragoni tra diversi casi giudiziari. Ma seguo, gentile e caro amico, il filo del suo ragionamento a proposito dell’ex terrorista Mario Moretti e dell’anarchico Alfredo Cospito e lo trovo comprensibilmente solido. Detto questo, credo che le persone cambino e nessuno, anche nelle storie più dure e atroci, sia destinato a restare per sempre inchiodato ai propri errori anche quando fa fatica ad ammetterli pubblicamente. Penso pure che il regime carcerario specialmente “duro”, così come è stato fatto derivare dall’articolo 41bis dell’ordinamento penitenziario, debba avere obiettivi e limiti molto precisi e ragioni oggettive e stringenti. E sono lieto, per questo e per gli urgenti motivi umanitari legati allo sciopero della fame dell’esponente dell’anarchismo più radicale, che il procuratore generale della Corte di Cassazione in vista della Camera di consiglio della Suprema corte del prossimo 24 febbraio abbia valutato senza «base fattuale» l’applicazione del 41bis a Cospito. Che ovviamente resterà in carcere per scontare la pena per i reati commessi. Mi auguro che la magistratura sciolga definitivamente un nodo che rischia ancora di diventare letale.

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