Pazienti vegetativi? No, persone disabili

July 25, 2015
Caro direttore, grazie ad Avvenire per averci dato notizie sulla situazione di Vincent Lambert (edizione del 24 luglio), la persona francese che da alcuni anni è in stato vegetativo persistente a seguito di un incidente stradale, i cui medici curanti hanno deciso di non interrompere l’assistenza e di rimettere la questione all’autorità amministrativa e ai giudici. Questa notizia, caro direttore, ci spinge a ribadire che è ora di dire basta a questi dubbi operativi, che non hanno nulla a che vedere con le persone in cosiddetto stato vegetativo. Matilde Leonardi ha commentato la notizia ritenendo che i medici debbano seguire la loro scienza e coscienza e non rimettere la decisione a giudici. È giustissimo. Ma il punto non è questo. È che qui non c’è niente da decidere, né da parte di medici, né da parte di giudici. Ormai è ben chiaro, anche alla scienza, che una persona in stato vegetativo non è un malato né tanto meno un malato terminale. È una persona disabile, probabilmente con il massimo della disabilità, che non ha bisogno di cure specifiche, ma soltanto di qualcuno che gli dia da mangiare e da bere e che lo curi igienicamente; e, come tutti i disabili gravi, di qualcuno che stia accanto a lui per parlargli, per toccarlo, per sorridergli, con amore ed emozione. Niente di più. Non ci sono macchine da gestire, né è indispensabile una struttura sanitaria. Tante persone in stato vegetativo sono accudite a casa, per la maggior parte del tempo dagli stessi familiari. Da ormai 18 anni seguiamo decine e decine di persone in questo stato a domicilio; da più di otto anni ne ospitiamo alcune a Casa Iride, che è per loro appunto una casa 'protetta'. Molte volte, anche dopo anni, ci regalano un sorriso, a volte anche qualcosa di più; talvolta per anni non c’è risposta. La differenza rispetto ad altre gravi situazioni è solo nel fatto che le persone colpite non sono in grado di esprimersi. Devono essere allora coloro che li seguono, quelli che stanno accanto, a dar voce al loro silenzio, che grida forte che non c’è alcuna scelta da fare, né alcuna macchina o congegno da spegnere o accendere, ma c’è semplicemente da vivere assieme a loro. Si dice che un problema può essere anche il costo sanitario per assistere queste persone. È falso. Questi nostri fratelli hanno solo bisogno di persone che stiano loro accanto e nella maggior parte dei casi queste persone sono i familiari e dove ciò non fosse proprio possibile, di un posto letto in una lungodegenza specializzata. Tante altre patologie costano enormemente di più e a nessuno è mai venuto in mente di sospendere le cure (salvo i casi di malattie terminali con particolari caratteristiche), perché ciò equivarrebbe a sopprimere una vita. Allora non possiamo tacere il fatto che è ormai riconosciuto che sospendere alimentazione e idratazione a una persona (spesso giovane) in stato vegetativo significa arrogarsi il diritto di macchiarsi impunemente di un omicidio, perché si sopprime una vita con prospettive di esistenza autonoma senza limiti temporali e con possibilità ancora sconosciute di risposte e progressi. Frequento da 15 anni un centro sanitario nel sud-ovest della Francia, proprio specializzato, tra l’altro, in assistenza a persone in stato vegetativo.  Non solo in quel centro si opera perché siano favoriti possibili progressi della persona, ma è stata anche realizzata, per chi dopo anni non dà ancora segnali di risposta, una casa (tipo Casa Iride) per ospitare queste persone con il necessario, semplice accudimento domestico, senza infermieri e senza medici, 'a vita'. È allora stupefacente che nella Francia del nord si pongano il problema per Vincent Lambert. La verità è che la questione si pone per ignoranza (tra l’altro Matilde Leonardi ben ricorda che circa il 40% delle diagnosi è errato) o per una ideologia francamente incomprensibile, perché non si riesce a capire quale sia la sua strategia e la sua meta.  Una ideologia monca, senza gambe, che riesce ancora a esistere solo grazie alla propaganda di false notizie, che nulla hanno a che fare con la verità clinica e con lo stesso concetto di vita e di coscienza. Sempre grato per la forza della verità che, per ogni notizia, è nel vostro e nostro giornale. * presidente Associazione Risveglio

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