Partigiano-patriota, l'innecessaria diatriba e i doveri più urgenti
mercoledì 22 marzo 2023

Gentile direttore,

vorrei tornare su un fatto e una polemica di cui anche “Avvenire” si è occupato e che martedì 14 marzo è finita al centro di “Press Party”, la rubrica curata da Umberto Folena, sotto al titolo «Partigiano o patriota? La sciocca diatriba fa felici i nazionalisti». Concordo senza riserve con le annotazioni di Folena. A ulteriore conferma di quanto “Avvenire” sostiene, le invio in visione copia dei testi del «Certificato al Patriota», rilasciato a mio padre, Osvaldo, come agli altri patrioti, dal generale Alexander, e del Certificato rilasciato dal comandante della XXIII Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”, di cui mio padre era membro, con l’incarico di commissario politico della Prima Compagnia. La Brigata operò nei primi sei mesi del 1944 nel Senese, fino alla Liberazione. Naturalmente, la testimonianza vale per il periodo in cui Alexander fu comandante in capo delle Forze Alleate. La ringrazio dell’attenzione, cordialmente.

Francesco Donfrancesco


Grazie, gentile dottor Donfrancesco, per aver apprezzato il modo in cui abbiamo dato conto di questa strana e straniante diatriba generata dalla scelta dell’Amministrazione comunale bolognese guidata dal sindaco Matteo Lepore di far scomparire dalla toponomastica cittadina la parola “patriota” per sostituirla con la parola “partigiano”, come se i due concetti fossero in conflittuale contrapposizione. La sua testimonianza, per così dire familiare e documentale, mi conferma nella consapevolezza che invece «patriota e resistente partigiano, per moltissimi, sono serenamente sinonimi». È una consapevolezza che bisognerebbe custodire e non incrinare in nessun modo. Certo non scalpellando via l’uno o l’altro termine dalle lapidi poste a dar nome a luoghi e monumenti. È vero sempre, ma credo un po’ di più in un tempo che ci pone di nuovo e tragicamente al bivio tra guerra e pace, tra riarmate, bellicose e belligeranti chiusure nazionali e nazionalistiche e apertura al “cantiere” non facile né privo di rischi per la costruzione di una società umana fraterna. Personalmente da cittadino e da cristiano non ho dubbi sulla resistenza che dobbiamo saper fare e sul patriottismo che bisogna saper coltivare, scegliendo la direzione – e il duro ed esigente lavoro - della pace.

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