Pace a Ugo, ma quella morte non è da sacro stendardo
mercoledì 20 aprile 2022

A prima vista sembrano problemi minori rispetto alle notizie che ci arrivano da ogni parte del mondo. Solo a prima vista. Lunedì scorso, migliaia di adolescenti e di giovani sono giunti a Roma da ogni parte d’Italia per ascoltare il Papa. Giovani fortunati. Non tutti, purtroppo, hanno potuto coronare il sogno di essere in piazza San Pietro. Lunedì in Albis, da tempi immemorabili, da tanti Paesi della Campania partono i pellegrinaggi con i cosiddetti 'battenti' per la Madonna dell’Arco, santuario tenuto dai Padri Domenicani, a Sant’Anastasia. All’origine della devozione c’è un fatto miracoloso accaduto secoli fa. Donne, uomini, bambini, adolescenti vestiti di bianco, a piedi, in auto, sui motocarri, si incamminano per andare a rendere omaggio a Maria. Pietà popolare che riesce a raggruppare decine di migliaia di persone. Per quanto la Chiesa locale, le parrocchie, lo stesso santuario, negli anni si siano dati da fare, non sempre è stato possibile separare il buon grano dalla zizzania, la luce delle ombre che la insidiano. Sicché tanti circoli, negli anni, sono finiti nelle mani dei vari clan della camorra, che non poche volte, per essere approvati, si servono delle cosiddette 'teste di legno', vale a dire prestanomi incensurati. Quest’anno le manifestazioni esteriori della festa sono state fortemente ridimensionate. Non si sono visti per le strade gli autocarri addobbati a festa, con a bordo decine di bambini e ragazzini e musica ad altissimo volume. Come sempre, occorre avere gli occhi bene aperti per non rischiare di gettare il bambino insieme all’acqua sporca. Occorre essere capaci di discernere, comprendere, separare, prendere il buono, alimentarlo, dargli fiato perché continui a crescere ed eliminare la zavorra che a tutti i costi vuole intrufolarsi. Non è facile, ma è possibile. La vigilanza, però, deve essere costante.

Occhi aperti, dunque, e collaborazione incessante tra le Chiese locali, i Comitati feste, le autorità civili e militari. Tutti insieme per liberare la genuina pietà popolare dalle incrostazioni velenose che rischiano di affogarla. A Napoli, Lunedì in Albis, durante uno di questi cortei, insieme alle bandiere, agli stendardi, ai gagliardetti con l’immagine di Maria, è apparsa anche una bandiera con il volto di Ugo Russo, il quindicenne ucciso due anni fa da un carabiniere fuori servizio, durante una rapina. I suoi genitori hanno il diritto di piangere e di innalzargli altarini all’interno della loro abitazione. Una cosa però sono le manifestazioni private del lutto, altro significato assumono quelle pubbliche, non autorizzate e del tutto fuori luogo. Ugo – addolora ricordarlo – non è morto da eroe. La sua giovanissima vita stroncata rattrista e pone domande, ci fa sentire in colpa, ma nulla toglie alla verità dei fatti. La sua immagine non può essere trasformata in un’icona da osannare o, peggio, da imitare. Sarebbe imperdonabile per tutti, a cominciare dagli stessi genitori.

Il Procuratore di Napoli, Luigi Riello, in più occasioni ha ribadito che queste manifestazioni, a prima vista innocue, sono pericolose. Tanti altarini costruiti arbitrariamente negli stretti vicoli di Napoli, in onore del boss del quartiere, sono stati in questi mesi smantellati dalle forze dell’ordine. Ma non bisogna abbassare la guardia. Lo stendardo con l’immagine di Ugo ha fatto il giro del web facendo gridare allo scandalo gli amanti della giustizia, della legalità, dell’ordine pubblico, della buona fede. Al contrario, amici, parenti e conoscenti la innalzano come un trofeo, una sorta di riscatto, di vittoria. Purtroppo, tanti – non tutti – circoli ricreativi in onore della Madonna dell’Arco nascono e crescono in modo del tutto anomalo ed evitano i controlli. Insomma: quello stendardo deve essere sequestrato quanto prima.

Chi ha conosciuto e voluto bene a Ugo ha il dovere di lasciarlo riposare in pace e di pregare per lui e per tanti suoi coetanei a rischio. Eliminare ogni ambiguità a riguardo e fare chiarezza è sempre un bene.

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