martedì 10 novembre 2015
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Sono fidanzati assassini? Più che assassini: sono matricidi e parricidi. È costume tra fidanzati che lui chiami 'madre' la madre di lei, e 'padre' il padre di lei. Mi correggo: 'era' costume. Non infondato. Se ami una ragazza, ami quelli che lei ama, e prima di tutti suo padre e sua madre. Non è più così, non sempre almeno. Amare una ragazza e voler stare con lei, diventa sempre di più un’altra cosa: voler scappare con lei e abbandonare la propria famiglia. Non si ama 'per', si ama 'contro'. L’esempio, naturalmente, è quello di Erika, che piombò in casa col suo ragazzo per sterminare la famiglia: il fratellino, vedendo la sorella corrergli addosso come una furia, saltò su una finestra per buttarsi giù, ma lei riuscì ad afferrarlo per un calcagno e tirarlo indietro. La domanda è: cos’è questo amore tra adolescenti?  Come può manifestarsi con le coltellate e i colpi di pistola? Questi ragazzi al primo amore vogliono, in maniera disordinata e caotica, scappare dalla famiglia in cui sono nati. Non è un fenomeno raro.  Molti matrimoni (parlo di quelli senza omicidî) nascono così. Si corre verso una nuova famiglia, ma soprattutto si scappa dalla vecchia famiglia. Solo che non si scappa facendo una strage. E non si scappa dalla famiglia del fidanzato o della fidanzata come da un accampamento di nemici mortali. Non si entra in quella famiglia armati. E non con tre caricatori. Se fai questo, tu con quella famiglia non sei in disaccordo: sei in guerra. Quando ci vai per l’ultima volta, a regolare i conti, non ci vai per uccidere questo o quello, ma tutti. Più altri ancora, quelli che incontrerai fuori di lì, magari in strada. O quelli che vengono per arrestarti. Questo fidanzato (lei è una 'fidanzatina', perché è minorenne, ma lui è un fidanzato) va in casa della sua ragazza con una pistola calibro 9: per chi non lo sa, il calibro 9 è molto largo, le pallottole sono grosse, entrando nel corpo del bersaglio aprono un buco enorme, da cui il sangue esce abbondante, e in poco tempo muori. La pistola calibro 9 da noi si trova con una certa facilità, è la pistola d’ordinanza. Il ragazzo ha con sé tre caricatori, uno infilato nell’arma (nel calcio, nell’impugnatura) e due di riserva. Ogni caricatore ha 14 colpi, più un colpo in canna. Fanno un totale di 43 colpi. Andava nella casa della fidanzata, questo ragazzo? È chiaro che, purtroppo, si tratta di omicidi premeditati.  Organizzati. In questi ragazzi il primo amore gli esplode nel cervello come una bomba, glielo devasta. Sono inadatti a vivere. Ho imparato, scrivendo romanzi, che ogni scrittore ha una sua chiave, per aprire l’uomo e vedere cosa c’è dentro. C’è un grande scrittore russo per il quale questa chiave è l’omicidio. Lui, Dostoevskij, accompagna il suo personaggio per le vicende della vita, gli fa compiere l’omicidio, poi si curva su di lui e gli guarda dentro. Vuol sapere cosa c’è. E in primo luogo se c’è l’idea di Bene e di Male e l’idea di Dio, che per Dostoevskij sono la stessa cosa. Quando l’uomo uccide, quest’idea non c’è.  Otto, dieci anni dopo, a espiazione inoltrata, se torni a guardarci dentro, un barlume di questa idea lo vedi. Leggo e rileggo su più giornali le cronache di questo doppio omicidio, vedo la scena in cui lui spara alla madre della ragazza, che gli viene incontro, e quella muore. Poi spara al padre che scappa, quattro colpi, e quello cade. Poi si volta alla ragazza e le dice: «Vieni, a te non succederà nulla». Che significa: «Io sono la morte, ma non per te». Aggiungerei: «Non ancora».  Perché dove non c’è la linea di separazione tra Bene e Male, non c’è distinzione tra amore e odio. Quello può convertirsi in questo alla prima difficoltà. E 'vivere insieme' comporta sempre delle difficoltà. È un guaio se il marito pensa di risolverle procurandosi una pistola. Questo fidanzato, per non perdere tempo, se l’è procurata in anticipo. E tutto ciò non può che farci pensare a quanto siamo in ritardo nel disarmare le vite nostre e dei nostri figli.
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