Non datelo per scontato
lunedì 13 dicembre 2021

C’è un serio rischio che l’Italia della politica non dovrebbe permettersi di correre e del quale gran parte di noi cittadini non vorrebbe sentir parlare. È il rischio di spingere Mario Draghi a concludere che un timone inservibile non fa al caso suo né del Paese. È un rischio che incombe sui prossimi venti giorni, lungo i quali si svilupperà una sorta di 'stress test' a tappe per l’uomo di Palazzo Chigi, e che può realizzarsi se si continuerà in un doppio e doppiamente dannoso esercizio, fatto di aperte o dissimulate prove di forza nella maggioranza e nella società italiana e basato su un falso assioma. E cioè che Mario Draghi si possa 'dare per scontato'. Scontato come presidente del Consiglio dei ministri, scontato come autorevolissimo candidato alla Presidenza della Repubblica, scontato come coleader di fatto e di peso nella 'nuova stagione' dell’Unione Europea. Scontato, perché animato da spirito di servizio, da laico civil servant di salda formazione cristiana. E, dunque, uomo disposto a subire con pazienza e a lasciar dispiegare ad alcuni protagonisti della variegata coalizione che sostiene l’esecutivo, e che ambirebbero a conquistare quanto prima il pieno controllo sullo stesso, uno stillicidio di giochi e giochetti, di slealtà e persino di meschinerie. Si pensi all’ennesima, pretestuosa bagarre scatenata contro la ministra Lamorgese dalla destra di governo e di opposizione per l’incresciosa vicenda giudiziaria che

sta lambendo (familiarmente) un uomo chiave del Viminale scelto e nominato quando all’Interno c’era Salvini. O all’ambigua spallatina di uno sciopero generale sostenuto da un pezzo della sinistra di governo, nonostante si sia nel pieno di una Manovra ridistributiva che non sarà la più scintillante di questo mondo, ma prova a scucire risorse cominciando a ricucire slabbrature antiche e uscendo dalla logica dei bonus emergenziali. Draghi dovrebbe continuare a subire stoicamente in quanto, consapevole di essere, oggi, il necessario punto di equilibrio di un’Italia divisa tra profondo disagio e voglia di ripresa e un solido riferimento in una fase magmatica della vicenda politica nostrana e nel pieno dell’avvio del nuovo ciclo europeo.

In realtà, però, di scontato c’è poco.

Perché Mario Draghi – che, per lunga consuetudine, dà del tu al potere – non è impegnato in giochi di prestigio per (anche legittime) ragioni di fazione o personali. E continuare in Parlamento e fuori di esso a (stra)parlare e ad agire come se il premier fosse invece e scontatamente interno, e quindi partecipe con ambizioni proprie, a certe manovre, significherebbe comprometterne il lavoro per l’oggi e per il domani. Che è irrimandabile e, al pari di Draghi, niente affatto scontato.

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