sabato 29 gennaio 2011
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Emergenza rifiuti, colletti bianchi e tanta, tanta sporcizia. Pesantissimi danni all’ambiente e alla salute. Se saranno confermate le accuse per le quali sono stati arrestati ieri quattordici tra funzionari, dirigenti e tecnici pubblici, saremmo di fronte a qualcosa di più e di diverso dall’ennesima e maleodorante, puntata dell’interminabile e criminale telenovela della monnezza campana. Il «se» è d’obbligo, visto che siamo appena alle accuse che dovranno poi passare al vaglio del giudizio. Ma è un fatto che gli elementi raccolti dai magistrati napoletani descrivano uno scenario da antro infernale. Futto marcio di un sistema che in nome dell’emergenza, della necessità (vera o presunta...) di fare in fretta avrebbe permesso o tollerato anche azioni dannose.No, non ci stancheremo mai di ripeterlo, l’emergenza, pur reale come i rifiuti in Campania, non può in nessun caso essere un alibi per violare leggi e ancor di più per attentare al Creato e alle Creature. Laudato si’, mi’ Signore per sora aqua, la quale è molto utile et humile, et pretiosa et casta. Chissà se a qualcuno, mentre il percolato finiva tra le onde del mare, è tornato alla mente il Cantico delle creature del poverello di Assisi. Pretiosa e casta, non certo ricettacolo di veleni, risorsa a perdere, buco nero dove far finire ciò che si è incapaci di gestire.Ma avete un’idea di cosa sia il percolato? Un liquido denso, nerastro, prodotto dalla fermentazione dei rifiuti, carico di batteri, un concentrato di sostanze tossiche. Pericoloso, certo, ma non "intrattabile". Ci sono tecniche, ampiamente sperimentate e applicate, per smaltirlo in tutta sicurezza. Lo si fa in tanti impianti in Italia. Anche al Sud. Ma in Campania impianti per trattare rifiuti speciali – e il percolato è speciale e pericoloso – non ce ne sono. Lo abbiamo denunciato su queste pagine tre mesi fa. È il vero problema di questa regione. Molto più dei cumuli di rifiuti per strada. E la Campania di percolato ne produce moltissimo perché, facendo pochissima raccolta differenziata, manda gran parte della monnezza in discarica ed è lì che si forma quel liquido infernale.Dove smaltirlo allora? La brillante idea è stata di portarlo nei depuratori. Impianti industriali, se ben gestiti. Già, «se»... In Campania no, come dimostrano tante inchieste della magistratura, clamorosi sequestri e scandali a ripetizione. Lo si può verificare, e toccare con mano (anzi con tutto il corpo...), se si prova a fare il bagno in gran parte del mare della regione. Mare non balneabile, in particolare lungo le coste casertane e napoletane. Un mare-fogna. Nel quale, se già non fossero bastati i liquami umani e industriali, sarebbe finito il percolato non trattato o trattato male. Lo si sapeva da tempo che quei depuratori non funzionavano. Ma, secondo l’accusa, non ci si è fermati lo stesso. Una scelta, oltre che assurda, doppiamente colpevole. «Ha messo gravemente a rischio la salute e alterando profondamente gli equilibri naturali», ha sottolineato il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, capo del pool reati ambientali.La ciliegina sulla torta o, se preferite, monnezza su monnezza.In nome di questa interminabile emergenza, per poter sostenere che è stata risolta, per allontanare la "brutta" immagine delle vie di Napoli traboccanti rifiuti. «Ma è come legittimare gli scippi dei ragazzi napoletani con la scusa della disoccupazione giovanile...», commentava ieri, tra l’amaro e l’ironico, un amico campano. Tanto, si sa, com’è grande il mare e – lo cantava Lucio Dalla – «com’è profondo». Non abbastanza, però, da sostenere questi continui colpi. In Campania o nella recente vincenda dello sversamento di olio combustibile sulla costa sarda di Porto Torres. Violenze che, prima o poi, si pagano. Anzi, ormai si pagano in tempi molto stretti.Se davvero cominciassero a pagare anche i responsabili accertati, non sarebbe male... Ma non basterà neanche questo se poi, ha denunciato ieri il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, non ci sarà «la volontà politica di risolvere il problema dei rifiuti». Perché tanto c’è il mare, come già ci sono stati campi coltivati, cave, fiumi, pascoli... Il Creato violato e violentato da incapacità e malaffare.
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