sabato 23 maggio 2015
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Caro direttore,  c’è un legame perverso tra minerali e metalli usati da molte aziende europee e conflitti armati che causano violenze sulle donne e sfruttamento dei minori. Il Congo è un tragico esempio in cui le ricchezze minerarie invece di essere fonte di benessere sono una condanna a un inferno di violenza. Per questo mercoledì all’Europarlamento di Strasburgo abbiamo chiesto la tracciabilità obbligatoria per le imprese che importano minerali e metalli da zone di conflitto. Ora spetta ai governi dell’Unione Europea essere coerenti con i propri valori e all’altezza delle proprie dichiarazioni sui diritti umani. Quando si parla di immigrazione non si può non parlare delle cause dei flussi migratori nei Paesi d’origine e non possiamo far finta di non conoscere le conseguenze delle nostre relazioni economiche, anche come singoli cittadini e consumatori, con molti Paesi in via di sviluppo.  Dentro i nostri scintillanti cellulari, i computer, televisori e in molti altri prodotti ci sono materiali estratti da miniere che alimentano conflitti, stupri e violenze di ogni genere. Gli Stati Uniti hanno già in vigore da due anni il Dodd-Frank Act per regolamentare la corsa selvaggia alle risorse minerarie, che in Africa rappresentano il 24% del Pil e sono attualmente causa di ventisette conflitti armati. La Commissione europea però, con l’appoggio della maggioranza degli eurodeputati conservatori, aveva presentato una proposta su un’autocertificazione “volontaria” delle imprese che importano minerali, prevedendo obblighi solo per le fonderie di metallo e le raffinerie d’oro. Una proposta vergognosa da settori politici troppo sensibili all’influenza delle lobby. Un sistema volontario avrebbe riguardato solo lo 0,05% delle aziende che usano questi minerali. Ce lo ha ricordato anche Denis Mukwege, il ginecologo e attivista congolese che cura i danni da stupro nelle zone di conflitto e a cui l’anno scorso il Parlamento europeo ha dato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.  Mercoledì, si trattava di trasformare i princìpi in misure concrete. In aula siamo riusciti a far passare con 400 voti contro 285 e 7 astensioni un emendamento fondamentale che introduce la tracciabilità obbligatoria per tutte le 800mila imprese europee della filiera che utilizza i minerali. Poi con 402 voti favorevoli, 118 contrari e 171 astensioni abbiamo approvato la posizione in prima lettura dell’Europarlamento su questo regolamento su cui ora si dovranno esprimere gli Stati membri rappresentati nel Consiglio. Insomma, è stata una bella vittoria, anche se si tratta solo di una prima tappa. Il Parlamento europeo però ha dimostrato di essere coerente con i valori che professa e di poter fare la differenza rispetto alla Commissione e gli Stati membri. È stato un voto importante anche perché arriva in un momento in cui gli Stati membri sono sempre più ripiegati nelle proprie paure e in reazioni nazionalistiche, senza vedere quello che cosa c’è dietro il fenomeno dell’immigrazione. Proprio adesso, invece, è il momento di ricordarsi chi siamo e qual è il nostro ruolo nel mondo. *Capodelegazione del Pd al Parlamento europeo
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