Maturità e Covid: «A crepare di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio»
venerdì 28 maggio 2021

Caro direttore,
è “ La guerra di Piero” – «a crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio» – quella che vivono i nostri maturandi in questo mese che volge alla fine, nel tentativo di sopravvivere al rientro in presenza tra interrogazioni, verifiche ed elaborati. «Prof. fino a ieri avevo tutte le materie sopra, ora ne ho tre con il 5,25…, ho l’ansia»; «Prof. questa settimana ho quattro verifiche e interrogazioni tutti i giorni»; «Prof. non so più da che parte girarmi»; «Prof. non so più cosa sto studiando, confondo le materie». Queste sono le frasi quotidiane che un insegnante (quello che chiede: «Come va?») sente in classe: la pandemia non ha modificato la solita corsa al voto di fine anno, resa più faticosa dalla ciliegina sulla torta, l’elaborato, da cui partirà il colloquio d’Esame. Un lavoro personale su un tema stabilito, che, come dicono i ragazzi, «non poteva essere chiesto in mese migliore» (assegnazione del tema a fine aprile e consegna il 31 maggio). Il Covid ha contribuito a scoperchiare il vaso di Pandora della pratica scolastica, già in bilico prima della pandemia: l’affanno, di cui parlano i ragazzi, è sintomo di qualcosa, che nel sistema spiegazione-verifica-valutazione, non funziona e il Covid poco c’entra. I ragazzi non colgono il senso della scuola (i docenti invece sì?) e si chiedono che cosa studiano (i docenti invece sanno che cosa insegnano?). Cercasi un fine, onesto e grande, che scansi l’accumulo e permetta di godere la scuola, e sì, anche a maggio, perché «dritto all’inferno avrei preferito andarci d’inverno».

Romina D’Amico insegnante a Seregno (Mi)

Mi piace il suo ascolto dei ragazzi, cara professoressa D’Amico. E mi piacciono il suo sguardo profondo, realista e non rassegnato, e la citazione di Fabrizio De André. Mi piace soprattutto una sua espressione: «godere la scuola». Ho avuto insegnanti (e prima ancora genitori) e compagni e compagne di scuola che a me lo resero possibile, e anche da questa “radice” me ne è venuta una vita interessante, non scontata e ricca di curiosità e di passioni. È il mio augurio ai maturandi faticosamente impegnati nell’affannosa chiusura di questo secondo anno scolastico pandemico.

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