MARIA LAVAVAMaria lavava Iuseff stendiva Bambèin pianziva dla fama ch’aviva sta zètt puttèin che ’dessa èt turrò dàl latt e g n’è dal pan e n’eg n’ho L’è gnùu mo l’invèren e tgnemma andar via la Vergin Maria con tanta pietèe sta zètt puttèin che ’dessa èt turrò dàl latt e g n’èdal pan e n’eg n’ho Questa ninna nanna emiliana raccolta a S. Pellegrino (Reggio Emilia) da Giuseppe Ferraro e pubblicata nel 1896 è uno dei canti natalizi italiani più noti. Diffuso in tante versioni dialettali regionali, descrive con umanità e tenerezza l’immagine della sacra famiglia colta nel suo umile vivere quotidiano, con la Madonna che consola il Bambino perché ha fame, e un marito amorevole che l’aiuta nelle faccende domestiche. Forse questa particolarità, così unica e originale, di considerare il Bambinello tanto indifeso, perché affamato e infreddolito, come lo possono essere tanti bambini poveri al mondo, ha richiamato l’interesse anche da parte di importanti musicisti. Si ricordano ad esempio le delicate elaborazioni di Maria lavava per voce e quintetto d’archi di Nino Rota (1930) e quella per coro di Giorgio Ghedini. In una delle prime edizioni della Chiarastella ad interpretare il brano tradizionale in dialetto emiliano, è stato l’indimenticabile Lucio Dalla.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI:
Opinioni
Al mondo serve sempre più energia, cambiare il modo di produrla è decisivo. Ma i Paesi più poveri da soli non ce la possono fare. Da lunedì a Baku al via la Cop29
L'economia ha avuto un ruolo decisivo, ma non spiega interamente le ragioni della vittoria alle elezioni presidenziali. Il ruolo giocato da guerre, bisogni spirituali, emotività
Ancora un omicidio di un giovane, a pochi giorni di distanza dalle uccisioni di Emanuele Tufano e Santo Romano. Troppe armi. Troppa violenza. Troppa disoccupazione. Troppa paura