sabato 28 marzo 2009
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A cent’anni dall’assegnazione del premio Nobel per la Fisica, l’Italia ricorda Guglielmo Marconi e la sua traiettoria umana e scientifica. Se le celebrazioni ufficiali culmineranno in dicembre nella ricorrenza esatta del centenario, in questa prima settimana di primavera prendono avvio alcune originali iniziative il cui valore storico s’accompagna alla riflessione sul significato dell’opera di Marconi come può essere compresa oggi. A Candelo ( Biella) si inaugura oggi una strada intitolata a Vincenzo Rosa, il professore di fisica che Marconi riconobbe come unico vero maestro nella conferenza preparata per l’accettazione del Nobel; una tavola rotonda – alla quale partecipano studiosi del settore e la figlia dell’inventore, Elettra – approfondisce poi il rapporto maestro- allievo in quell’Italia umbertina che vedeva uniti a Livorno il fisico Rosa ( inventore di un sistema a controllo remoto degli orologi precursore dei radiocomandi) con Marconi, suo allievo irregolare. Ma se il comune piemontese ha riscoperto i legami marconiani e persino le strade che da Candelo portano al santuario di Oropa, ove Marconi e Rosa si recavano nell’estate del 1894 scambiandosi affascinanti conversazioni sulla fisica, non lo stesso avviene nella tenuta di Coltano ( Pisa), sede della prima, grande stazione radio transatlantica inaugurata da Marconi nel 1903 e ora in stato di totale abbandono. Oggi il Fondo per l’ambiente italiano ( Fai) e il Comune di Pisa – di cui Coltano costituisce una frazione – aprono per due giorni quei luoghi, sui quali da anni sono in corso tentativi di recupero con l’intento di rendere nuovamente leggibile il reticolo delle antenne e il centro di controllo, devastati dalla guerra e invasi dalla boscaglia; ma si attende ancora una sistematica ripulitura dell’area. Che differenza con i siti d’oltreoceano e perfino col cippo marconiano eretto anni fa dai militari del vicino Camp Darby, base logistica delle forze armate americane presso Livorno, dove per decenni si continuò a sperimentare la perfetta localizzazione della stazione radio in connessione con un’altra eccezionale opera analoga, costruita dagli italiani in Eritrea e rimasta in funzione – sotto controllo americano – fino agli anni Settanta! Eppure Marconi, che aveva una sensibilità straordinaria per i luoghi delle sue ricerche, proprio qui, nella macchia pisana trovò l’ispirazione per dare alla radio la sua prima dimensione mondiale. Per fortuna un altro luogo marconiano – la storica Villa Griffone a Pontecchio, pochi chilometri a sud di Bologna, dove la radio fu inventata un’estate di tanti anni fa e che oggi ospita l’archivio della fondazione Marconi – ha conservato immagini e filmati che ora servono a Giorgio Comaschi e Alessandro Pilloni per riportare sulle scene bolognesi del Teatro Duse « Quello della radio. Marconi, la storia dell’uomo che ha cambiato il mondo » . Peccato che qualche volta l’Italia se ne dimentichi. G. Marconi
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