La bellezza estetica tra vittima e carnefice
venerdì 15 dicembre 2017

Appaiono ogni tanto, nei siti dei giornali sempre in lavorazione, immagini che restano lì mezza giornata, poi spariscono. Ce ne sono di bellissime, ed è un peccato che il giorno dopo non finiscano sulle edizioni cartacee. Alcune sono davvero sovraccariche di simbologia e di potenza. Una foto ha più forza di un discorso. Nessun discorso anti-guerra sarà mai efficace come l’immagine della piccola vietnamita che scappa senza vestiti, inceneriti dal napalm.

Nessun discorso anti-razzista varrà mai l’ebrea che si stringe un bambino al petto, voltando le spalle al soldato che le spara alla nuca da mezzo metro, una vicinanza che ricorda i fucilatori di Goya. Nei giorni scorsi è apparsa (l’ho vista e me la sono registrata, la sto guardando), in uno di questi siti, la foto di un rapace: potente e truce, moralmente intollerabile ed esteticamente bellissima, crudele e naturale. Un uccello sta calando ad ali larghe su un topo. Vasto l’uccello, nella sua potenza. Piccolo il topo. L’uccello con le ali spalancate vorrebbe occupare tutto il cielo.

Il topolino, rattrappito in se stesso, vorrebbe essere così piccolo da non essere visibile. Guardo la scena, fotografata con abilità e con fortuna, e penso agli intricati rapporti vittima-carnefice, assassinoassassinato, aggressoreaggredito… e mi domando: perché la bellezza estetica sta dalla parte del rapace? Anni fa ho intervistato Armani per conto di 'Panorama' e gli ho chiesto: «Lei è di origine tedesca, sono belle le uniformi tedesche della seconda guerra mondiale?». E lui, fulmineo: «Sono perfette, le divise militari devono essere così». Nel film 'Una giornata particolare', Mastroianni guarda la foto di un volontario fascista col fez in testa, e domanda: «Ma si può vincere una guerra vestiti così?».

Un superstite di un lager, che aveva fatto il servo del comandante, dice che il comandante, in piena uniforme, appariva terribile, ma senza uniforme era 'ridicolo'. Le coreografie della Riefensthal sono potenza. Rappresentano masse che non sparano, ma noi immaginiamo che quando sparano siano inarrestabili. Questo uccello rapace è concentrato con ogni cellula cerebrale in quello che fa, e gl’infiniti muscoli delle ali, del collo, delle zampe, degli artigli sono tesi allo scopo di catturare la preda e sbranarla, adoperando il becco come un coltello. Questa è l’attesa. In un filmato famoso della Wehrmacht che invade la Polonia, c’è un soldato che alza la sbarra del confine, e dietro di lui l’armata aspetta per avanzare, con un ufficiale a cavallo in testa.

L’ufficiale a cavallo è bello, ha maestà, non per niente le maestà sono spesso rappresentate a cavallo. Il comandante a cavallo è tutt’uno col cavallo. Il cavallo freme, e il cavaliere pure. In un altro filmato della Wehrmacht che sfila per Parigi dopo l’occupazione c’è un ufficiale che controlla la sfilata stando immobile a cavallo sul lato destro della strada, con la mano destra alla visiera. Ma non sta immobile, le ginocchia ogni tanto tendono a drizzarlo in piedi sulle staffe. La mano si stacca dalla visiera, e scatta in avanti. Non dovrebbe. La mano alla visiera è quel che resta del saluto dei cavalieri, quando presentandosi alzavano con la mano destra la celata, per mostrare il volto. E dunque, che senso ha staccare la mano dalla visiera? È un tic nervoso.

L’ufficiale gusta la vittoria e la sfilata. Vibra tutto. Spasima. Così questo rapace. È così bello, da paralizzare le vittime terrorizzandole. Che può fare il topolino microscopico a terra? Niente. Cosa possono fare le bambine nigeriane rapite da Boko Haram? Niente. Ho visto in campagna arrivare la pojana, e gli uccellini sue prossime vittime squittire come topi e, attenzione, pararsi davanti a lei tremebondi: si offrivano per essere divorati. C’è qualcosa di nicciano, in questo rapace che sta per artigliare il topo. Nietzsche assolve la violenza, la violenza è naturale e la natura è innocente. È un concetto terribile, animale e non umano. L’animale, più è violento, più è animale. E l’uomo pure. Il Super-Uomo è in realtà un super-animale.

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