sabato 24 dicembre 2011
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Don Tonino Bello, il vescovo pugliese morto nel 1993, amava definire «scomodi» gli auguri che mandava alla sua gente in occasione del Natale. Il suo scopo non era quello di rivolgere «auguri innocui», ma quello di «infastidire». Il mondo segue una sua logica, un suo modo di leggere e interpretare gli eventi e le persone. Cristo ce ne propone un altro diametralmente opposto. E noi siamo liberi di abbracciare l’uno o l’altro. «Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda… il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio…», continuava. È Natale e noi non possiamo correre il rischio di correre invano. La posta in gioco è troppo alta. Dobbiamo mettere al centro dei nostri pensieri e dei nostri affetti il Bambino di Betlemme che dalla periferia del mondo ha rivoluzionato la storia e tanti cuori. Dobbiamo volgere lo sguardo ai suoi prediletti: i poveri. Per sé Gesù non chiede niente, vuole solamente dare. Vuole che prendiamo coscienza di essere capaci di amare come Lui. Vuole che compiamo le stesse opere che ha compiuto lui. Vuoi vedere Gesù felice e sorridente? Ascoltalo. Prendilo sul serio. Te lo suggerisce la sua Mamma benedetta: «Fate quello che vi dirà…». Te lo ripete dal cielo la voce dell’Eterno Padre: «È il mio Figlio prediletto: ascoltatelo!» Ascoltalo e troverai la pace. Ascoltalo e troverai te stesso. Siamo chiamati a rispondere a una sfida. Gesù dei poveri se ne intende. Povera la sua mamma e il suo paese; povera la mangiatoia che lo vide nascere e la croce che lo accolse nella morte. Poveri i pastori che per primi seppero che sulla terra era nato Iddio. Si potrebbe continuare. Nei poveri Dio ama costruire la sua casa. Natale. Un Bambino muore di freddo. Una grotta riscaldata dalle bestie. Dio diventa come te perché tu possa diventare come Lui. È troppo! I poveri sono i suoi amici più cari. A Betlemme sono di casa. Si sentono a proprio agio. Possono liberamente lamentarsi o piangere; ma anche ridere e divertirsi, se ne hanno voglia. A Betlemme i poveri diventano i padroni. Verrebbe voglia di scordarli, a volte, i poveri. Perché ci inquietano. Perché ci richiamano ai nostri doveri. Perché ci fanno sentire in colpa. Ma se vinci la sfida, ti diverranno amici. Ti saranno indispensabili come il pane. Ti faranno compagnia. Impariamo dai Magi a viaggiare nella notte alla luce della stella. Certi che lo troveremo nascosto in una chiesa, in un cuore o nella casa di un povero. Voglio raccontarvi una storia. Non è una favola, ma una storia vera. Una storia che ne racchiude mille altre simili. Emilia e Pinuccio hanno quattro figli. Pinuccio perde il lavoro e poco dopo anche la casa: una minuscola mansarda. I parenti si stringono attorno ai novelli barboni e prendono una decisione coraggiosa: i due figlioli più grandicelli andranno a stare con una zia. La loro mamma e i più piccini con una parente che abita, però, in un altro paese. Per il papà proprio non si trova posto: troverà riparo, ma solo per la notte, da suo fratello che abita in città. La parrocchia, discreta, veglierà su di loro come Maria su Gesù Bambino. Una famiglia smembrata. E chissà per quanto tempo. Non ci fu posto per la famiglia di Nazaret due millenni or sono, non c’è posto per tante famiglie nella nostra bella Italia oggi. Auguri scomodi. «Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita… la schiena del prossimo strumento delle vostre scalate…», continuava con coraggio don Tonino. Non oso tanto, non ne sarei capace. Però, stanotte, davanti alla Grotta che irradia la Luce vera, ricordiamoci dei poveri.
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