Lo sboom demografico e la metafora dell'Italia, «malata di distrofia»
sabato 30 giugno 2018

Gentile direttore, ho visto, da poco, una sua intervista, rilasciata al Tg2 lo scorso 11 maggio 2018 in occasione della presentazione del libro sui 50 anni del suo giornale “Voci del verbo Avvenire. I temi le idee di un quotidiano cattolico 1968-2018”. In tv, lei ha parlato dello sboom demografico usando un paragone sull’«Italia distrofica». Lo trovo veramente offensivo nei confronti dei malati di questa patologia. Spero che qualcun altro glielo abbia segnalato.

Rossella Giraldin


No, gentile signora, nessun altro mi ha fatto arrivare una rimostranza come la sua. Ma mi colpisce sempre quando qualcuno, anche uno soltanto, protesta per le parole che uso. E ci rifletto su. Ma davvero non capisco perché sarei offensivo quando utilizzo la parola “distrofia” per descrivere la condizione attuale dell’Italia: un Paese nel quale c’è una classe politica che non comprende e non affronta il problema di una società immersa in un inverno demografico che le sta consumando i muscoli e la sola ricchezza che conti: le persone umane. Da ragazzo, negli scout, ho collaborato con malati di distrofia e con la loro Associazione, imparando a conoscerne l’“altra forza” e il coraggio di tanti di loro, (vorrei dire di tutti, ma ho un ricordo doloroso, specifico e molto personale che mi impedisce di farlo). Ho imparato anche a conoscere il decorso di un male che a tutt’oggi può essere curato, come ogni male, ma è tra le malattie rare di origine genetica che purtroppo ancora non riusciamo a sconfiggere. La politica italiana ha considerato sinora tale il lento, drammatico sboom demografico: un male inguaribile, sebbene non sia affatto così. E io, assieme ai miei colleghi, non mi stanco di ripeterlo. Ecco tutto, mi spiace per il fatto che lei si sia sentita toccata, ma in quelle mie parole non c’è alcun intento dispregiativo. Solo descrittivo. Esattamente come quando tutti noi usiamo non certo in modo irrispettoso e solo per far comprendere a fondo una situazione, metafore basate su termini come paralisi, febbre, cardiopatia, pazzia, anoressia, isteria, sclerosi, coma... In questo caso, poi, evoco la distrofia muscolare dentro la cornice di una battaglia umana e civile che è difficile non considerare nobile. Un cordiale saluto.

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