Lettera alla mia anima la lingua che parla Dio
venerdì 18 marzo 2022

Caro direttore,
oggi, come un anno fa, al ritorno delle rondini, il mio sguardo, in questa mia amata Solomeo, si alza verso i loro volteggi e il loro garrire; adesso il cuore è ancora addolorato come in quel tempo, gravoso, della pandemia, che allora metteva paura, e oggi mi pare in declino. Ma oggi, ancora una volta, gli uomini si sono levati contro gli uomini, e mi sembra impossibile che questo avvenga oltraggiando la nostra umanità.

Penso che qualcosa nel mondo stia cercando di sopraffare i valori della fratellanza e della solidarietà, però sono convinto che questo tempo del dolore non avrà durata lunga, perché tutti sapremo come tornare verso la luce, guidati dagli uomini savi che governano il mondo. A loro mi rivolgo, come semplice uomo e come fratello, con lo spirito di Francesco d’Assisi, mio padre ispiratore, genio dei rapporti umani e del dialogo; verso di loro elevo il voto del mio animo, come la voce di tanti altri nel mondo, affinché la discordia ceda il posto alla concordia. Io so che le generazioni future ci giudicheranno sulla misura di quanto sappiamo costruire, e non ameranno le nostre distruzioni, perché dietro a ogni edificio, a ogni strada, a ogni albero, a ogni officina vi è la forza, la passione, il lavoro di tanti anni e di tante volontà che non possono sparire con la materia, ma continuano a vivere.

Saranno i bambini a svegliarci, con la loro innocenza, la loro semplicità, la loro gioia, con la forza che cresce nei piccoli cuori per arrivare un domani a essere loro a governare il mondo, perché il mondo è cambiato, e credo che le guerre abbiano perso ogni significato, se mai ne abbiano avuto uno. Solo così la ricchezza, quella ricchezza che dal Creato possiamo ricevere in dono senza suo danno né danno di alcuno, può diventare patrimonio di tutti.

È questa la voce che vorrei giungesse verso coloro che oggi governano il Creato, perché guardino al futuro senza mai dimenticare l’eternità dei valori umani, che sono il lavoro, la famiglia, la spiritualità di qualsiasi religione, anche quella di chi non crede. Siamo custodi di un’eredità che ha saputo tante volte rinascere dalle proprie ceneri, ma dobbiamo fare tesoro di questa esperienza, per diventare custodi previdenti e premurosi in grado di salvare il mondo prima che diventi nuovamente cenere. Le nostre diverse abitudini di popoli lontani, il nostro comune retaggio umano, son tutte cose che attirano e non separano, perché proprio con la diversità creano vita nuova senza che le singole identità vengano meno. La guerra, spesso, è figlia della paura, e ha paura, a volte, anche chi governa.

Oggi il mondo è più vicino che mai, e fino a oggi non si è mai verificata una circostanza che ci offra la possibilità di amarci nelle nostre alterne costumanze. Se oltre ai popoli anche i savi governanti della terra si convinceranno che le stirpi diverse possono vivere una accanto all’altra perché non vi è una terra di qualcuno, ma la Terra è madre di tutti, sono certo che quel futuro radioso nel quale credo è ormai così vicino che basta tendere la mano per farlo diventare realtà viva e duratura. Non so quale lingua parli Dio, ma a tutti i cuori dice la stessa parola: amatevi.

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