Le parole (pubblicate) di Francesco e la disumana ingiustizia della guerra
domenica 25 settembre 2022

Caro direttore,

premetto che considero “Avvenire”, in questo momento, forse il miglior quotidiano italiano, e aggiungo la stima che nutro nei tuoi confronti. Detto questo, ho letto le dichiarazioni di papa Francesco, sull’aereo che lo riportava in Italia al Kazakistan, secondo il quale difendersi, come fanno gli ucraini, anche non le armi, è un atto morale, denota «amore di patria» (poi il Papa, sulle guerre, le armi, ecc. aggiunge considerazioni giuste: tutto dipende, dice, dall’intenzione che si ha). Ho quindi letto il resoconto online, un vero e proprio verbale, che “Avvenire” ha pubblicato, e questa affermazione sugli ucraini non compare. Compare invece su tutti i media, a cominciare dall’Ansa, da cui l’ho ricavata. Mi chiedo: perché su “Avvenire” non ve n’è traccia? Eppure, credo che i cattolici, specie se vicini alla gerarchia come è il tuo giornale, dovrebbero interrogarsi seriamente su questa affermazione di Francesco. Cordiali saluti,
Pierluigi Sullo

Gentile direttore,
noto che avete dato poco spazio, a differenza di altri, alle parole chiare pronunciate da papa Francesco in merito al diritto del popolo ucraino di difendersi e all’invio delle armi come scelta necessaria, salvo dover essere dentro il limite che non siano esse stesse poi usate per allargare la guerra ed al necessario dialogo con l’aggressore... anche se “puzza”. Va per caso contro la linea editoriale che lei ha scelto insieme ad altri simil pacifisti?
Marcello Secone

Signor direttore,

finalmente un pacifista vero che va in zona di guerra e di morte e rischia la vita: il cardinal Krajewski. Vorrei non avere più occasione di disturbarla su questi argomenti. E allora torno anche sull’occhiello del titolo sul Papa: «Dare armi? Difendersi è lecito se non incentiva la guerra». Chiedo: questa è la versione gesuitica del «dare (e usare) armi difensive, ma non offensive »? In ogni caso le parole del Papa «la motivazione giustifica questo atto» (di difesa con le armi) sono secondo ragione e secondo la virtù cristiana.

padre Luigi Amigoni

Gentile direttore,

«Santo Padre, secondo lei in questo momento bisogna dare le armi all’Ucraina?», è una delle domande poste dai giornalisti a papa Francesco sull’aereo di ritorno dal viaggio in Kazakistan. Papa Francesco ha risposto tra l’altro: «Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama». Il che dimostra chiaramente che il Papa ignora il Vangelo o finge d’ignorarlo. Fa affermazioni non cristiane. Credo che anche un bambino che ha appena terminato un corso di catechismo per la prima comunione, sappia che Cristo era contrario a ogni forma di violenza.

Renato Pierri

Ringrazio Pierluigi Sullo – collega di notevole passione politica e civile, grande esperienza e altrettanto grande lucidità – dell’apprezzamento che riserva per il lavoro della nostra redazione: vale molto. E ringrazio per l’attenzione lui e gli altri tre lettori (assidui o solo occasionali) che ho selezionato proprio per le critiche che avanzano. E dico subito di considerare queste critiche avanzate, con intenzioni anche opposte, legittime eppure immotivate. Per la verità, infatti, l’intervista collettiva a papa Francesco di rientro a Roma dal Kazakistan, curata sulle nostre pagine da Stefania Falasca, è completa e non perché si tratta di un «verbale» obbligato, ma perché è interessantissima in ogni sua parte. Per di più la specifica parte sull’invio di armi in Ucraina non solo non è nascosta, ma è pubblicata sia su carta (dalla mattina del 16 settembre) sia online (dal giorno prima, il 15 settembre) con le esatte parole usate dal Papa. Ovviamente, contiene anche la seconda domanda (rivolta da un collega tedesco) sulle armi inviate dall’Occidente all’Ucraina e la relativa risposta di Francesco. I concetti in essa sviluppati non sono soltanto messi nero su bianco, ma vengono anche evidenziati. Su carta il titolo suona così: «Il Papa: dialogo anche con l’aggressore Armi all’Ucraina? Difendersi è lecito». Online il sommario che introduce il testo fa questa sintesi: «Mandare armi può essere moralmente accettato se non si fa per produrre e vendere. Difendersi è lecito La domanda sulla questione era stata: «Mai la violenza, l’unica eccezione è l’autodifesa... Per lei, in questo momento, bisogna dare armi all’Ucraina?».

E il Papa, riporto il testo da noi pubblicato, ha detto: «Questa è una decisione politica che può essere moralmente accettata se si fa con intenzioni di moralità. Ma può non essere morale se si fa per incentivare la guerra, per produrre e vendere armi. La motivazione giustifica questo atto. Difendersi è atto di amore per la patria. Si dovrebbe però riflettere di più sul concetto di guerra giusta. Tutti parlano di pace oggi. Ma in questo momento quante sono le guerre in corso? In questo momento l’Ucraina e la Russia sono in guerra, anche l’Azerbaijan, l’Armenia si è fermata un po’, poi c’è la Siria, dieci anni di guerra, il Corno d’Africa, il Mozambico, l’Eritrea, l’Etiopia, il Myanmar (...) Poi la produzione delle armi, questo è un affare assassino. Qualcuno mi diceva che se si smettesse per un anno di produrre armi si risolverebbe la fame nel mondo. A Genova, anni fa, è venuta una nave carica di armi, che doveva trasferire armi a una nave più grande diretta in Africa, in Sud Sudan. Gli operai del porto non hanno voluto farlo. È un aneddoto, ma fa sentire la coscienza della pace. Lei ha parlato della sua patria. Una delle cose che ho imparato da voi è la capacità di pentirsi e chiedere perdono per gli errori di guerra e anche pagare per gli errori della guerra. Il vostro è un esempio che si dovrebbe imitare. La guerra in sé stessa è un errore».

Ho letto e riflettuto pure su queste parole del Papa, dette nella sua grande responsabilità spirituale, nella sua riconosciuta autorevolezza , con l’umana saggezza che lo fa amare da tantissimi, credenti e no, e nel suo pieno conformarsi a Cristo. Ho riflettuto soprattutto sulle condizioni stringenti che, secondo Francesco, legittimano la difesa armata. E continuo a prendermi, per la mia piccola parte, la personale responsabilità di cittadino e di cristiano ribadendo, ancora con il Papa, che «la guerra in sé stessa è un errore».

Un errore e un immane orrore. Al quale bisogna resistere attivamente, sovvertendo la logica che porta allo scontro assassino. Da cattolico, infine, e da cittadino che ritiene necessario e urgente – come ho spiegato più volte in questi mesi – organizzare anche e soprattutto forme di difesa nonviolenta, ho ascoltato e letto con gioia la sottolineatura del Papa: «Si dovrebbe però riflettere di più sul concetto di guerra giusta». Essa fa eco a quanto Francesco ha già scritto nell’enciclica Fratelli tutti: «Oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile guerra giusta» (258). Dopo aver finalmente visto il giorno in cui la pena di morte è stata definita «inammissibile» dal Catechismo della mia Chiesa, spero di avere la grazia di vedere quello in cui la guerra, anche per armi e le tecnologie di cui disponiamo, sarà dichiarata semplicemente disumana ingiustizia.

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