venerdì 12 dicembre 2008
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Viviamo nell’epoca della globalizzazione, realtà che pervade a livello planetario tutti i settori della società contemporanea. Un fenomeno "tremendo e affascinante" che consente, sulle ali delle moderne tecnologie, di trasferire digitalmente informazioni e capitali a dismisura da un capo all’altro del mondo. Eppure, questo divenire impresso dalla congiunzione storica tra libero mercato e rivoluzione digitale ha innescato una sperequazione senza precedenti, una sorta di nuova divaricazione tra ricchi e poveri. È il paradosso del nostro tempo, nel quale si contrappongono scenari di straordinario progresso e super-sviluppo per pochi eletti ad abissi inauditi di solitudine nelle periferie del mondo. Uno scenario che Benedetto XVI, nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, ha provveduto a stigmatizzare con evangelica fermezza, facendosi portavoce di tanta umanità dolente. Parole illuminate, dalla fortissima valenza profetica, che evidenziano l’urgenza di una evangelizzazione a tutto campo nell’areopago dei mercati finanziari. Realtà bisognose di redenzione sulle quali ricadono le responsabilità di un quadro esistenziale che riafferma la Storia di sempre, imprevedibile e rischiosa, costringendo chiunque, ma soprattutto coloro che siedono nella "sala dei bottoni", a fare il punto. L’intento è quello d’imprimere al sistema un deciso cambiamento di rotta per affermare il primato dell’uomo sul profitto ad ogni costo. «Si tratta di un problema – scrive il Santo Padre con l’afflato di un pastore che ha a cuore il destino di uomini e donne d’ogni cultura, razza e religione – che s’impone alla coscienza dell’umanità, giacché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offenderne la nativa dignità e da compromettere, conseguentemente, l’autentico ed armonico progresso della comunità mondiale».La posta in gioco è alta: occorre garantire la pace, come bene condiviso, ad una società globalizzata in cui si ricorre con estrema disinvoltura all’uso delle armi per difendere interessi di parte e il benessere accumulato dallo strapotere di questo o quel potentato, acuendo le sofferenze di legioni di innocenti. Il richiamo alla globalizzazione, nelle intenzioni del Papa, riveste un significato inedito rispetto alle tradizionali interpretazioni degli addetti ai lavori. Benedetto XVI propone una lettura spirituale e morale, «sollecitando a guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un’unica famiglia in cui tutti – individui, popoli e nazioni – regolino i loro comportamenti improntandoli ai principi di fraternità e di responsabilità». Dunque quando l’uomo non viene considerato nell’integralità della sua vocazione, non rispettando le esigenze di una vera "ecologia umana", quella del cuore, si scatenano disastri a dismisura. Basti pensare alle cosiddette dinamiche perverse della povertà, com’è evidente in alcuni ambiti: dall’insorgere della questione demografica in rapporto all’acuirsi del sottosviluppo, alla diffusione costante delle malattie pandemiche che influiscono grandemente sul peggioramento delle condizioni generali dei Paesi poveri. E cosa dire poi della relazione esistente tra disarmo e sviluppo che viene troppe volte sottaciuta per il raggiungimento dei grandi obiettivi della comunità internazionale? L’eccessivo accrescimento della spesa militare, denuncia il Papa «rischia di accelerare una corsa agli armamenti che provoca sacche di sottosviluppo e di disperazione, trasformandosi così paradossalmente in fattore di instabilità, di tensione e di conflitti».Ma al di là di queste considerazioni, su un testo magisteriale complesso e articolato che invita alla solidarietà fattiva, vi è forse una sottolineatura che andrebbe rimarcata nel messaggio: il suo spirito missionario in forte sintonia con l’anno paolino. Sì, quella determinazione del Pontefice ad infondere negli animi un senso universale di salvezza, rispetto ai rigurgiti costanti di cattiveria e malvagità. Un Vangelo di pace che diventa fondamento di una nuova umanità. Un’educazione alla mondialità, quella disegnata dal Papa, per la società civile, nel nome di Dio.
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