venerdì 13 maggio 2016
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Non è giusto condannare un uomo al di fuori di un tribunale. George Zimmerman ha avuto il suo appuntamento con la giustizia tre anni fa, quando è stato processato per aver ucciso a colpi di pistola un adolescente disarmato, e ne è uscito indenne. Trayvon Martin, afroamericano, tornava a casa dopo aver comprato un pacchetto di Smarties. Zimmerman stava pattugliando il quartiere della cittadina di Sanford, in Florida, di sua iniziativa, per 'mantenere l’ordine'. Una giuria ha accettato la sua versione di legittima difesa quando ha spiegato che Trayvon, che aveva seguito per un paio di isolati con una pistola in pugno, l’aveva aggredito. Nessun testimone l’ha potuto confermare, ma Zimmerman non è andato in prigione. Da allora è stato arrestato tre volte per aver picchiato prima l’ex moglie poi due fidanzate diverse. In ciascuno dei casi, le donne hanno ritirato la denuncia. Nel 2014 è finito in manette per aver minacciato di morte un automobilista che gli aveva tagliato la strada, urlando «tu non sai chi sono io!». Ma Zimmerman, agli occhi della legge, resta un uomo innocente. Una larga parte d’America, fuori dalle aule di un tribunale, lo giudica diversamente e non ha esitato a farlo sapere ieri, quando il 32enne ha messo all’asta la pistola usata per togliere la vita a Trayvon. Zimmerman sperava di guadagnarci 5mila dollari e di usarne una parte per «combattere» il movimento «le vite nere contano», nato in risposta all’uccisione del 17enne.  A chi gli faceva notare che il gesto avrebbe offeso la famiglia della vittima, Zimmerman ha risposto che non gliene «può fregar di meno». L’America ha una relazione morbosa con le armi. Nel Paese ne circolano 300 milioni. La calibro .44 che ha ucciso Abraham Lincoln è esposta in un museo di Washington. Ma gli americani non sono balzati all’opportunità di «comprare un pezzo di storia», «un’icona americana», come Zimmerman aveva scritto nell’annuncio. Le email e le telefonate indignate sono state tante che il sito gunbroker.com è stato costretto a cancellare l’asta. Se giudicare è sbagliato, difendere le norme di decenza che regolano la vita in comune è legittimo. «Forse uccidere un adolescente non era abbastanza – ha riassunto un commento su Twitter – perché quest’uomo è riuscito a cadere ancora più in basso».
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