La sorpresa del presepe si rinnova nei viventi
venerdì 20 dicembre 2019

In questi giorni si moltiplicano i presepi viventi, una tradizione nata con san Francesco a Greccio nel 1223 e che papa Francesco ha voluto nuovamente illuminare con la recente lettera apostolica Admirabile signum, nella quale sottolinea che ci ritroviamo «attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero». Il presepe, dunque, come strumento privilegiato per essere partecipi dell’Avvenimento che ha segnato in maniera indelebile la storia, l’Incarnazione, e che diventa occasione privilegiata di testimonianza e motore di unità tra la gente.

È quello che accade, ad esempio, da 17 anni a Miramare, frazione di Rimini, per iniziativa di Dodi e Letizia, due insegnanti del-l’Istituto Comprensivo Miramare – scuole dell’infanzia, primarie e media – che hanno visto accadere sotto i loro occhi qualcosa di sorprendente.

Nel 2002, dopo avere organizzato per anni la festa di Natale all’interno della scuola, nasce il desiderio di coinvolgere anche il quartiere con un gesto pubblico. Parte la preparazione del presepe vivente, ma le pecore non si trovano. Finché un giorno, davanti alla casa di Dodi, si materializza un gregge (mai visto prima) e quando dal pastore si risale al proprietario degli animali arriva una risposta stupefacente: «Come potrei rifiutare una richiesta del genere, io che sono cresciuto in quella scuola di Miramare?». No, non può essere una casualità, è un segno che incoraggia la strada intrapresa, e altri ne seguono, altrettanto eloquenti, fonte di stupore e meraviglia. Come quello accaduto alcuni anni dopo, quando non si riesce a trovare un neonato che interpreti Gesù Bambino. Dodi vede passare davanti alla scuola una donna con una carrozzina. Spalanca le finestre e grida: «È un maschio o una femmina?». È un maschio, proprio quello che aspettavano, e la mamma si presta volentieri a offrirlo per la sacra rappresentazione.

Due anni fa, durante una cena, è presente Alassane, arrivato dal Senegal. Si parla del presepe, lui non sa cosa sia. Nasce il desiderio di raccontare, spiegare, e ancora di più: di far vedere. In pochi giorni Alassane diventa uno dei protagonisti dell’evento di quell’anno: rappresenterà un giovane straniero che chiede a un vecchio di spiegargli il significato dei personaggi del presepe, interpretando se stesso e chiunque desideri conoscere e scoprire il cuore dell’altro. I tre Re Magi saranno Momo, senegalese, Shanhao, cinese, e Andrea, romagnolo purosangue, mentre la Sacra Famiglia verrà rappresentata da una giovane coppia di genitori del Burkina Faso con il loro terzo figlio. Persone con storie diverse che s’incontrano in una circostanza inattesa e diventano amici. Il presepe diventa una calamita anche per Desi, giovane violinista bulgara scoperta 'per caso' dalla maestra Letizia che rimane incantata ascoltandola suonare mentre passa sotto le finestre di casa sua e le propone di accompagnare i canti durante il corteo. E sempre per un incontro 'casuale' nel 2014, quando scoppia la guerra nel Donbass, vengono a cantare la ninna nanna a Gesù Bambino due badanti – Valentina, ucraina e Nina, russa – che si ritrovano ogni giorno nell’intervallo di lavoro a cantare i canti popolari delle loro terre, custoditi con cura in un libretto costruito a mano con le scatole del tè.

Negli anni, passando di bocca in bocca, l’iniziativa coinvolge centinaia di persone, diventa un gesto di popolo che parla della vita, raduna in un unico, grande abbraccio 250 bambini, tanti genitori e adulti, italiani e stranieri, cattolici praticanti o lontani dalla fede, ortodossi e musulmani. Un popolo in cui la diversità è ricchezza e insieme sfida a riscoprire la consapevolezza della propria origine e della propria identità, per non darla per scontata o sbandierarla ideologicamente. Attorno a quell’evento fioriscono amicizie che fanno intravedere la mano di un Altro, una presenza buona infinitamente più potente delle obiezioni ideologiche sui presepi a scuola che ciclicamente si ripropongono in Italia.

L’edizione 2019, che si svolgerà a Miramare nella serata di venerdì 20 dicembre, mette a tema il mistero dell’Incarnazione raccontato da Maria. Dalle decine di figuranti e attori che daranno vita al presepe vivente arriverà l’invito a immedesimarsi nel 'sì' di una donna che ha cambiato il corso della storia. E nel fervore dei preparativi di questi giorni – tra canti da provare e vestiti da confezionare – riecheggia l’invito che papa Francesco rivolge a tutti concludendo la sua lettera apostolica: «Apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro 'grazie' a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli».

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