La certezza della sposa (barra giusta e controvento)
domenica 25 luglio 2021

Un sabato mattina di luglio la figlia si alza insolitamente alle otto, si veste ed esce di fretta. Dove vai, domando. «Accompagno una mia amica a scegliere l’abito da sposa». Non sapevo che una tua amica stesse per sposarsi, replico stupita. «Sai, A. si sposa fra un anno, ma è stagione di saldi e va a comprarsi l’abito un anno prima, così spende la metà», risponde lei e corre via, in ritardo. L’amica di mia figlia ha venticinque anni, il suo ragazzo ventisei.

Che due si sposino a questa età oggi è una notizia. Che si sposino in chiesa, poi. E nell’era del Covid, quando da un giorno all’altro chiudono le Regioni, o vietano i banchetti. Ma ciò che mi stupisce di più è che in quest’estate 2021 una ragazza decida di comprare l’abito da sposa per un matrimonio che avverrà fra un anno. Anche in saldo, un abito da sposa non costa poco. Mi meraviglia la certezza di questa giovane donna, così sicura delle sue nozze ancora lontane. Deve avere una fiducia notevole nel suo fidanzato, e in sé, e in questo Paese; deve avere fiducia nella fine della pandemia, e anche nel Dio davanti al quale si sposa, per essere così ferma. Mia figlia mi manda su Whatsapp le foto delle prove.

Che belle. A. è alta e sottile, i capelli lunghi e crespi, senza un filo di trucco sembra una ragazzina. Mi arrivano in breve sequenza le immagini di lei allo specchio, con otto o dieci abiti diversi: le amiche e la negoziante attorno sorridono, paiono ancelle attorno a una principessa. E una principessa davvero sembri, con quelle sete candide fino ai piedi, e i ricami sul busto. Un abito ha lo strascico, lo scatto ti coglie che ridi mentre lo sollevi, come nelle fiabe – ti deve sembrare un gioco. Ma, forse, lo strascico per te è un po’ eccessivo? Ti mettono il velo di tulle sui capelli, ora nello specchio sembri un poco commossa. Si vede che pensi all’abito, ma hai chiaro in testa il tuo amore, e quel giorno che verrà, e non importa, se manca un anno ancora, e c’è il Covid, e l’Italia avanza affannata. Una foto dopo l’altra – sorrido: m’immagino quel fruscio di tulle, e la sarta in camerino che con rapidi tocchi aggiusta il corpetto: femminile sapienza nelle mani che applicano gli spilli, mentre la sposa gira su se stessa e si specchia, attenta a ogni piega. Che cosa festosa, che cosa antica, le prove per un abito da sposa. E certo, una volta era normale farsi l’abito in casa, e iniziare a cucire e ricamare un anno prima.

Una volta. Nell’anno 2021 in Italia si sposano relativamente in pochi, e ancora meno in tempo di pandemia, e a venticinque anni o giù di lì. È una notizia, sorrido fra me, questa ragazza tanto determinata, che mentre attorno si parla solo di variante Delta va, imperterrita, a scegliere il suo abito da sposa. Come una bolla, quella sala di prova, quieta nella turbolenza di questa estate italiana. Come una piccola imbarcazione, A., che naviga diritta per la sua rotta, mentre il mare attorno ribolle. Nell’ultima foto – finalmente A. ha scelto – lei nello specchio, assorta, sorride.

Ha lo sguardo di una che già, più che immaginare, vede: vede quel giorno fra un anno, e forse oltre ancora. Forse dei figli, ancora nella mente di Dio? La sua espressione mite e tranquilla, nel bailamme di voci e grida di varianti e Green Pass e Rt in salita, è un singolare contrasto. Mi commuove, la sua giovane faccia; e l’idea di quei due per mare, controcorrente, il vento a sfavore – eppure ferma, la barra del timone.

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