L'«Internazionale» degli anti-conciliari
sabato 8 dicembre 2018

Sorprende davvero il titolo – «I silenzi del papa » – con cui il settimanale “Internazionale” annuncia in copertina la riproposizione di un servizio del tedesco “Der Spiegel” su Francesco e sulle sue presunte “mancanze” nella lotta alla piaga della pedofilia sacerdotale. La sorpresa, anzi, diventa sconcerto man mano che dalla copertina si passa alle pagine interne e si procede nella lettura dell’articolo, ricavando netta la sensazione di una palese distonia tra la prima pagina e il contenuto già di per sé discutibile dell’articolo. Quali sarebbero, infatti, i silenzi che la testata italiana imputa al Pontefice?

A smentire l’assunto basta un semplice elenco di dichiarazioni, gesti profetici e conseguenti decisioni di governo di questi quasi sei anni di pontificato. Francesco è il Papa che ha confermato la «tolleranza zero» decretata da Benedetto XVI al triste fenomeno e l’ha messa in pratica, anche a costo di “zittire” chi fa notare un dato pure esatto, e cioè che solo il 2% degli abusi è commesso da sacerdoti: «Anche se fosse un solo sacerdote, questo sarebbe mostruoso», ha sottolineato.

È il Papa che ha paragonato gli atti di pedofilia dei sacerdoti alle «messe nere» e ai «sacrifici umani perpetrati dai pagani»; che ha più volte incontrato le vittime degli abusi manifestando loro vicinanza e affetto; che ha scritto una Lettera al popolo di Dio per esprimere «vergogna e pentimento» per gli atti compiuti dai consacrati colpevoli; che ha cambiato la legge canonica per perseguire anche i vescovi che si rendessero colpevoli di coperture nei confronti degli abusatori; che ha dimesso dallo stato clericale alcuni vescovi e tolto la porpora (un fatto senza precedenti) a un cardinale (McCarrick); che ha accolto le dimissioni di un intero episcopato (quello cileno), dopo aver riconosciuto pubblicamente di aver commesso un errore di valutazione sulle notizie che gli erano state riferite quanto alla situazione in quella Chiesa e aver disposto un’indagine affidata all’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna e a padre Jordi Bertomeu; che ha istituito una Pontificia Commissione per la tutela dei minori e che ha convocato per il prossimo mese di febbraio una riunione di tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo per affrontare la questione. Come è possibile definire «silenzi» questa imponente mole di atti?

Forse perché Francesco ha scelto di «non dire una parola» sulle accuse rivoltegli in merito alla vicenda McCarrick dall’ex nunzio Carlo Maria Viganò, demandando ai giornalisti l’esame dei fatti? In merito a quella vicenda, proprio fatti (e altri misfatti) han fatto appunto chiarezza sulla qualità delle accuse e dell’accusatore. Quanto invece alla sconcertante copertina del bel settimanale del gruppo Abete, ciò che risalta è una interpretazione per lo meno aspra e distorcente della vita della Chiesa.

Da un lato perché la pedofilia non è la realtà della Chiesa cattolica, ma una patologia alla quale il Papa per primo ha dichiarato una guerra senza quartiere. E dall’altro perché questa scelta editoriale sembra strizzare l’occhio, non si sa quanto consapevolmente, alle posizioni di quanti criticano Francesco per colpire in realtà l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II. Posizioni ovviamente libere, ostinatamente aggressive e fortemente minoritarie (altro che Chiesa divisa in due, come sostiene “Der Spiegel”), che hanno trovato un inatteso e sconcertante megafono.

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