mercoledì 19 giugno 2013
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Caro direttore,
una continua e devastante crisi economica e sociale attanaglia il nostro Paese, e l’encomiabile e coraggioso governo delle larghe intese guidato da Enrico Letta cerca di trovare spiragli (e poiché le casse dello Stato sono vuote, lo fa “a costo zero”!) per far ripartire la locomotiva Italia. Questa situazione fa crescere in maniera “carbonara” l’euroscetticismo fra gli italiani, tanto più che da un pezzo c’è chi sogna un ritorno alla cara e vecchia lira stampata dalla nostra Banca d’Italia. Davanti a questo euroscetticismo monetario, due big “opposti” come Sergio Marchionne e Silvio Berlusconi (in versione imprenditoriale ), si ritrovano d’accordo nel chiedere una «riforma» della moneta unica (che non vuol dire uscire dall’Unione Europea). Vedremo. Ricordo solo che nel 1997 uno statista poi vituperato e morto solo e lontano – il socialista Bettino Craxi ­– a un G8 ammonì: «Ci presentano l’Europa come un paradiso terrestre . Invece per noi (italiani) l’Europa nella migliore delle ipotesi sarà un limbo, nella peggiore un inferno».
Rolando Marchi, Padova
L’inferno qualcuno ce lo prepara sempre, ma siamo noi a costruircelo, caro signor Marchi. Siamo cioè noi, eventualmente, a cacciarci lì dentro con i nostri monumentali errori, con le nostre presunzioni. E una cinica e persino feroce “disperanza” sarebbe – e, purtroppo, spesso è – il nostro errore più grande e la nostra presunzione più folle. Questo, a mio parere, vale su molti piani, compreso quello economico e sociale. La costruzione dell’Europa unita è, invece, un’impresa esaltante e io sono tra quanti pensano che noi italiani abbiamo genio e valori per dire e dare molto in qualità di “progettisti”. Insomma, perché l’Europa per noi non sia un limbo né, soprattutto, un inferno bisogna che in questo grande cantiere ci stiamo sul serio: né da manovali rassegnati né da grigia zavorra.
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