Morti in forte aumento e pochi nati: il vero deficit italiano

Nel primo trimestre 2017 le morti sono aumentate del 15 per cento, i nati sono in ancora in calo (-2,6%) e Il saldo naturale negativo è a livelli record: 346mila unità
August 13, 2017
Morti in forte aumento e pochi nati: il vero deficit italiano
Parlare di demografia attorno alla metà del mese d’agosto, quando i ritmi della vita rallentano e si vorrebbe assaporare il piacere del meritato riposo, sembra un accanimento che solo Giovanni Sartori, con le sue vivaci (e francamente spesso discutibili) considerazioni sui temi della popolazione, si poteva permettere. Tuttavia, il recente aggiornamento del bilancio demografico della popolazione italiana, fornito dall’Istat per il primo trimestre del 2017, offre spunti che inducono a travalicare gli scrupoli nel proporre una riflessione impegnativa pur in presenza di un clima agostano e vacanziero.
Alla luce dei nuovi dati, ciò su cui conviene innanzitutto soffermarsi non è tanto il prosieguo della tendenza a perdere popolazione – altri 57mila residenti in meno tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2017 che si aggiungono agli oltre 200mila persi nel biennio 2015-2016 – quanto le modalità con cui tale risultato è andato concretizzandosi. Ci troviamo infatti in presenza di un quadro statistico che anticipa la prospettiva di un nuovo anno contraddistinto da record negativi su tutti i fronti.
Partiamo dalle nascite.
La loro frequenza nel primo trimestre del 2017, pari a 112mila unità, è inferiore del 2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anno in cui – è bene ricordarlo – si era già registrato il più basso numero di nati dai tempi dell’Unità Nazionale (1862-1916). Se dovessimo estrapolare su base annua il dato parziale di questo inizio 2017 avremmo un bilancio finale di 461mila nascite. Un valore che, stando ai più recenti scenari previsionali diffusi dall’Istat, ben si concilia con una prospettiva di ulteriore estremo regresso sul piano della vitalità demografica del nostro Paese, lasciando intendere un calo di quasi 3 milioni di abitanti nel prossimo ventennio e una discesa del peso relativo della componente più giovane (i residenti in età 0-14 anni) dall’attuale 13,5% al 10,9%.
Ma il messaggio più impressionante che ci consegnano le statistiche di questo primo scorcio del 2017 è quello relativo alla frequenza dei decessi. Ne sono stati conteggiati 192mila nel trimestre in oggetto: il 14,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Con persino una crescita del 2% rispetto ai primi tre mesi del 2015, un anno che – come è ben noto – si era distinto negativamente per una sorprendente impennata della mortalità (a suo tempo messa tempestivamente in luce proprio sulle colonne di "Avvenire"). Siamo dunque in presenza di un nuovo improvviso peggioramento dei livelli di sopravvivenza della popolazione italiana, e soprattutto della sua componente più anziana e fragile?
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