martedì 21 febbraio 2012
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​Caro direttore,mi permetti sulle pagine di Avvenire di scrivere qualche parola in difesa di Adriano Celentano? Sono certo di sì, conoscendoti. Non condivido (lo sai fin da quella notte anche se mi sono sottratto alle pur sollecitate dichiarazioni pubbliche perché il fisico e il carattere non mi consentono lo scatto del velocista) né l’attacco ad Avvenire e Famiglia cristiana né l’insulto ad Aldo Grasso. Trovo penoso, poi, l’attaccarsi al "modo" di un verbo ("andrebbero") per cercare di accreditare l’idea che, in fondo, non si voleva proprio chiedere la chiusura-chiusura dei due giornali. Come sia possibile affermare che due testate «andrebbero chiuse definitivamente» e tentare di accreditare che poi non è questo che si desidera, come afferma «la corporazione dei media» (cito la replica di Celentano), è mistero che nei prossimi secoli sarà arduo esplorare. Pago un debito di riconoscenza a Celentano: i sogni che ha accompagnato con le sue canzoni, il sorriso che mille volte mi ha strappato con le sue interpretazioni paradossali, la speranza che anche io alla sua età possa avere la sua elasticità nei movimenti. Ma un’immagine mi ha fatto nascere un dubbio: quel primo piano mentre una parte del pubblico dell’Ariston gli gridava «basta», «predicatore», «canta». Non so dove fosse Gianni Morandi che afferma che i contestatori erano quattro, messi nei vari angoli, come ha potuto accertare «mandando una persona a vedere». A casa sono arrivati dal televisore altri suoni. E occorre avere rispetto per chi dissente perché è troppo comodo averlo solo per chi ci applaude. L’immagine, un lungo primo piano, mostra un Celentano con gli occhi pieni di stupore. Sarà la suggestione (o la speranza che avesse recuperato consapevolezza di quel che aveva innescato e ne avesse di quel che stava accadendo) ma mi è perfino sembrato gli si fossero inumiditi. Per un attimo ho pensato: «Se ne va». Che errore: sul palco c’era Celentano, non il Clan. Certo è stato in silenzio per lunghissimi secondi, per poi chiedere di poter finire mentre la telecamera inquadrava il "punteruolo rosso" che aveva conficcato nell’orecchio sinistro. Sarebbe interessante sapere chi ci fosse dall’altra parte, chi del Clan, sia chiaro, concorre a privarci del Celentano che amiamo, poco importa se istigandolo o non sollecitandogli una riflessione maggiore in certi momenti. Confido di poter contare sulla clemenza dei lettori. E, immagino sia necessario, anche e soprattutto su quella del Clan.Presidente dell’Ordine nazionale dei gornalisti
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