sabato 10 settembre 2016
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Caro direttore,«Il mio giardino è mio! – proclamò il Gigante – chiunque può capirlo, e non permetterò a nessun altro di giocarci». Così vi costruì un alto muro tutt’intorno, e mise un cartello: «Vietato l’ingresso i trasgressori saranno perseguiti a termini di Legge». In un grande classico di Oscar Wilde si racconta che un gigante che non voleva nessuno nel giardino del suo castello, per impedire l’ingresso dei bambini costruì un muro molto alto. In questi giorni la favola di Wilde e il suo gigante egoista ritornano prepotentemente alla mente davanti alle misure che diversi Stati europei stanno mettendo in atto in tema di migrazioni. Il Mediterraneo che abbraccia l’Europa, da sempre via di comunicazione tra i popoli, è stato trasformato in una enorme barriera liquida che impedisce a migliaia di persone, tra cui un numero impressionante di bambini, di arrivare vivi nel Vecchio Continente: un confine naturale lasciato in mano a trafficanti di morte che giocano con la vita della persone. Un gioco macabro che l’Europa continua a permettere pur di non creare canali umanitari che eviterebbero l’ecatombe e permetterebbero di regolare e programmare il flusso di migranti. L’Europa è un 'gigante egoista', che attua politiche sempre più ottuse. E in questo quadro l’Ungheria è responsabile per la propria parte di non avere memoria storica: da mesi infatti è impegnata nella costruzione di un muro per fermare i siriani in fuga dalla guerra. E che dire dell’Austria che – in violazione di tutte le convenzioni internazionali e delle stesse leggi europee – bloccherà la possibilità di chiedere asilo una volta raggiunto il (ridicolo) tetto di 37.500 domande? O dell’Inghilterra, che dopo il non lungimirante voto per l’uscita dall’Europa progetta un suo inutile muro per bloccare i migranti da Calais: inutile perché non fermerà alcuno, ma costerà molto e, piaccia o non piaccia, rivela un serpeggiante atteggiamento xenofobo. Tali misure vergognose e inaccettabili, trovano purtroppo un assurdo fondamento politico in recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Al G20 di Hangzhou questi ha infatti affermato che la capacità di accoglienza dei rifugiati in Europa è «vicina al suo limite» e s’è rivolto alle altre potenze del G20: «Dobbiamo essere realisti e pragmatici – ha detto –. Stiamo parlando di 60-70 milioni di profughi nel mondo…». Una frase che ha come unico risultato (e, forse, obiettivo) quello di creare ansia, paura, dando l’impressione quasi visiva dell’invasione. Ma la realtà è un’altra. I rifugiati non stanno certo per arrivare tutti in Europa. Che è uno dei luoghi che accoglie meno rifugiati: circa 2 milioni in tutto, tanti quanti nel solo Libano, Paese grande più o meno come la Lombardia. Le verità parziali insinuano il dubbio, come il serpente nel giardino dell’Eden, per dividere e non certo per fare dell’umanità un’unica grande famiglia. Europa dove sei? Papa Francesco lo ha chiesto, pochi mesi fa, ai governati europei. Oggi purtroppo la risposta potrebbe essere così sintetizzata: «Abbiamo visto che siamo nudi e ci stiamo nascondendo dietro un muro». Perché i rifugiati hanno davvero messo a nudo le nostre fragilità. Abbiamo fondato l’Europa su valori di accoglienza, fratellanza e rispetto dei diritti, e ora che dei nostri fratelli ce ne chiedono conto prendiamo coscienza che in questi decenni abbiamo solo cercato di arricchirci e trasformare questi diritti in privilegi. Abbiamo bisogno di un’altra Europa, che riconoscendo i propri fondamenti e i propri errori sappia intraprendere con coraggio un cammino diverso. Le barriere costa progettarle, costruirle e mantenerle. Ma fortunatamente per noi i migranti non si fermano davanti a un muro. Oggi è proprio questa la speranza da coltivare. Adolfo Nicolás, padre Generale della Compagnia di Gesù, lo ha detto bene in un incontro al Centro Astalli in occasione dell’ultima giornata del migrante: «Grazie rifugiati, perché ci rendete migliori, ci mostrate come è fatto il mondo». La speranza, allora, è che i migranti proprio come i bambini della favola di Wilde penetrino il muro di odio ed egoismo e ci restituiscano il senso autentico della nostra Europa: democrazia, solidarietà e diritti umani.
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