martedì 17 novembre 2015
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Gentile direttore, i fatti terribili di Parigi hanno profondamente colpito l’opinione pubblica europea; temo che i media, che si stanno occupando dell’argomento in modo ossessivo ma anche approssimativo, rischino di trasformare l’evento in un reality. Trovo esagerato parlare di «terza guerra mondiale», contro chi? In realtà l’analisi mi sembra più semplice di quanto non si creda; dopo gli errori commessi dagli occidentali in Medio Oriente, ora dobbiamo semplicemente prendere atto che l’integrazione non ha funzionato, se è vero che i terroristi hanno quasi tutti la nazionalità di Paesi europei e per di più di seconda generazione. Altro non riesco a vedere come lettura degli avvenimenti attuali. Pietro Balugani Purtroppo, gentile signor Balugani, non c’è niente di semplice nella guerra che stiamo vivendo. E le semplificazioni più disperanti e pericolose – che in Europa si continuano a operare, ma non certo su queste pagine – sono due. Liquidare la possibilità della convivenza serena tra diversi, secondo valori umani condivisi. E pensare, parlare e agire come se l’unica 'guerra vera' fosse quella che ci tocca direttamente, se e quando questo accade. In verità, la guerra infuria da anni in Asia e in Africa e – come ho scritto domenica scorsa – solo “vederla” in tutta la sua violenza e ingiustizia ci consentirà di farla finalmente finire, sconfiggendo chi la alimenta per odio ideologico (islamista) e i corposi interessi di chi – in finte paci (occidentali tanto quanto arabe, cinesi e russe) – ci fa affari. SÌ AL GIUBILEO, CELEBRATO SOPRATTUTTO NELLE DIOCESI Gentile direttore, sono d’accordo: non è il momento di rinunciare al Giubileo. Abbiamo bisogno della misericordia di Dio. E abbiamo bisogno di diffondere idee di misericordia reciproca. Anche verso chi si comporta da nemico. Però potrebbe essere il momento di evitare un Giubileo fatto di manifestazioni di massa, di viaggi, di lavori pubblici… Penso che il Papa, come ha fatto in occasione della sua elezione chiedendo agli argentini di non venire a Roma, ma di destinare i soldi del viaggio ai poveri, potrebbe ampiamente affermare che l’essenza del Giubileo non è un viaggio a Roma. La tecnologia consente, per fortuna, di poter visitare i luoghi sacri anche senza essere fisicamente sul luogo. Ogni diocesi ha certamente chiese e santuari in abbondanza dove i cristiani possono andare in pellegrinaggio, chiedere la misericordia divina, condividere la fede. Ogni diocesi ha un vescovo che, come il Papa, può essere segno e strumento della misericordia divina. Ogni diocesi ha una cattedrale dove aprire la porta santa. I soldi risparmiati diamoli ai poveri, come segno della misericordia. Non consentiamo a chi semina odio tra gli uomini di approfittarsene. Ma incontriamoci, anche con chi professa il nome di Allah, clemente e misericordioso. Francesco Rovida Rilegga la bolla di indizione del Giubileo (LEGGI) e troverà, gentile signor Rovida, che in essa le sue attese trovano già risposta.
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