venerdì 19 aprile 2013
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Caro direttore,
le scrivo a riguardo del problema dell’evasione fiscale. "Avvenire" se ne è occupato infinite volte. Ed è davvero un problema assurdo. Negli Stati Uniti la dichiarazione dei redditi è la cosa più semplice che si possa immaginare. Si scaricano tutte le spese con le ricevute fiscali. Vado dal dentista e spendo 30.000 euro: mi fa una ricevuta con il mio codice fiscale e il suo o la sua partita Iva. Scarico 30.000 euro dal mio reddito nella mia dichiarazione dei redditi: a me arriva il rimborso fiscale, e l’importo di 30.000 euro si cumula sul conto del mio dentista . A fine anno, se il dentista prende 500.000 euro, non potrà dichiarare 3.000 euro o meno. E così per tutte le spese che sostengo: mi scarico dal reddito il falegname, il muratore, le spese alimentari, il vestiario, l’auto le spese mediche… E la Svizzera? Come fa la Svizzera a non avere evasione fiscale? Chiediamo agli svizzeri come fanno. Forse insegnano già ai bambini che l’evasione fiscale è un reato, e dichiarare il proprio reddito è un onore, e pagare le tasse è un dovere... Forse hanno anche loro un sistema che incentiva a "fare fattura" (o ricevuta, o scontrino). Il principio dei vasi comunicanti è vecchio e lo conoscevano già i greci: se io do a Mirco 20.000 euro, con la ricevuta fiscale io mi detraggo i 20.000 euro e a lui entreranno in tasca in modo evidente 20.000 euro. È così semplice: io avrò il rimborso o lo sgravio fiscale per 20.000 euro, e Mirco pagherà sui 20.000 euro che incassa. I miliardi di evasione fiscale che ci sono in Italia, spariranno. E allora, forse, la Sanità non patirà i tagli che subisce oggi. E allora la scuola, la ricerca, i fondi per gli aiuti a chi è nella miseria o non ha reddito non saranno più sforbiciati. Ma in realtà io penso che l’evasione fiscale sia voluta. Nell’anno 1973, facevamo scioperi generali contro l’evasione fiscale: sono passati 40 anni. Che cosa è cambiato? Chi ci ha pensato? Si vede che il "buon padre di famiglia" non esiste più in politica e in tutte le altre branche del potere… Eppure gli italiani sono buona gente, sono in gamba, sono addirittura geniali… Facciamo vedere ai nostri figli che siamo "buoni padri di famiglia". E ci sarà gioia, pace, serenità e la vita sarà migliore.
Alberto Benedetti, Verona
Già, caro signor Benedetti, ci siamo occupati tante di quelle volte di quel gran furto di futuro che è l’evasione fiscale, delle sue conseguenze e delle ricette per contrastarla, che ho quasi pudore a tornarci su. Ma negli ultimi tre anni abbiamo battuto sistematicamente proprio sul tasto che lei indica con passione: l’opportunità e, anzi, la necessità di un cambio radicale di passo nell’approccio a questo problema, con il superamento dell’attuale logica prevalentemente sanzionatoria dei disonesti (diamo la caccia, scopriamo e puniamo l’evasore) per ampliare e rendere finalmente dominante una logica premiale degli onesti (togliamo alleati, consapevoli o inconsapevoli, a chi evade dando vantaggi indiscutibili e chiari a coloro che rispettano le regole e operano alla luce del sole). I meccanismi sono un po’ quelli che anche lei descrive e che farebbero emergere un salutare e stabile "contrasto di interessi" del quale tutti si gioverebbero, tranne, ovviamente, coloro che sinora sono riusciti a diventare quasi invisibili agli occhi del fisco o, addirittura, a svanire del tutto. Lei, caro amico, dice che si tratterebbe di agire sul piano politico e amministrativo con la coscienziosità del "buon padre di famiglia". A mio avviso, ha pienamente ragione. Per questo mi auguro che il governo che prima o poi dovrà necessariamente nascere ci metta su questa buona strada. L’idea, più volte rilanciata in editoriali e interviste, è quella di arrivare a un grande Patto Fiscale basato su priorità chiare (la famiglia con figli e la "produzione" di giusto lavoro) e un impegno esplicito: tutto ciò che verrà recuperato nella lotta all’evasione servirà a far scendere la pressione fiscale. Ha ragione anche in questo, gentile signor Benedetti: nella sostanza le cose giuste sono sempre semplici.
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