Fischio di riavvio
giovedì 27 aprile 2017

L’arbitro ha detto basta, e la melina è finita. L’intervento, morbido ma deciso, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato ieri lo stop al deludente e sterile ti–tic–ti–toc che sinora aveva fatto seguito alla sconfitta referendaria della riforma costituzionale su cui Matteo Renzi aveva politicamente messo firma e faccia e alla sentenza della Corte costituzionale che aveva smontato l’originario meccanismo maggioritario (a potenziale doppio turno) della legge elettorale chiamata Italicum dopo aver bocciato senza scampo quello che aveva caratterizzato, dal 2006 al 2013, la legge chiamata Porcellum. Due Consultellum, però, non fanno una legge come si deve.

E sino a ieri sembrava che l’avessero chiaro tutti, tranne i signori dei partiti e dei movimenti.
Ma adesso, grazie al capo dello Stato, è chiaro che la melina è finita, proprio come la pazienza del pubblico – gli elettori – che da anni non chiedono astruserie al legislatore, ma risposte che sostanzialmente si riducono a due: se potranno o no scegliere loro, e non il sinedrio dei capipartito, il proprio deputato o senatore; se potranno o no votare per una coalizione e un programma di governo dichiarati prima delle elezioni e non negoziati faticosamente dopo la prova delle urne. La melina è finita, e l’arbitro – chiedendo anche di sanare l’altra ferita istituzionale ancora aperta, la paralisi del processo di elezione del 15° giudice della Consulta – ha fischiato il riavvio della partita. Ed essa, ora, deve necessariamente entrare nel vivo. Per dare vita a norme elettorali utili ad accompagnare la ricostruzione di un decente rapporto di fiducia e di corretta rappresentanza tra il popolo italiano e i suoi parlamentari.

Le reazioni delle diverse forze politiche – se si riesce a resistere al disincanto e a fare la tara delle polemiche – risultano tutto sommato incoraggianti. Vedremo. Abbiamo già udito impegni simili e applausi altrettanto concordi in replica al persino accorato stimolo riformatore dell’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano. I mortificanti esiti, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. Il presidente Mattarella adesso indica un nuovo, limitato ma cruciale e inevitabile obiettivo. Antidoto alla disastrosa tentazione di paralizzare il sistema, lungo la china del tanto peggio tanto meglio.

I presidenti delle Camere hanno subito rimesso la palla in gioco, con istituzionale tempestività. E partiti e movimenti sono tenuti a fare la propria parte, e ad avere la lungimiranza e il coraggio di lavorare assieme proprio mentre i casi elettorali di mezza Europa continuano a dimostrare che le regole del voto possono “servire” vecchie e nuove offerte politiche, ma non perdonano il vuoto della politica. Proprio per questo l’obiettivo di una legge buona per tutti (o quasi) e soprattutto amica degli unici padroni del voto, i cittadini–elettori, non può e non deve essere mancato.

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