Esportare la guerra
sabato 17 novembre 2018

Il 14 novembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in merito alle esportazioni di armamenti che rappresenta un durissimo atto d’accusa nei confronti della maggior parte degli Stati membri. Gli europarlamentari hanno stigmatizzato il fatto che la pur vincolante posizione comune del 2008 del Consiglio – che definiva regole condivise, limiti e criteri per l’esportazione di armi e di tecnologia militare – sia stata sistematicamente disattesa da troppi Paesi dell’Unione. La mancata implementazione della posizione comune, infatti, ha reso possibile un aumento delle esportazioni aggregate europee di armamenti negli ultimi anni sino a fare della Ue il secondo fornitore mondiale dopo gli Stati Uniti, scalzando la Russia in questa speciale classifica. Senza ambiguità, inoltre, gli europarlamentari affermano che i membri della Ue hanno contribuito in maniera sostanziale al disastro umanitario in Yemen poiché nel solo 2016 il 40% delle licenze europee di esportazione sono state concesse a favore di paesi quali Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti in aperta violazione dei princìpi della posizione comune del 2008.

Il testo della risoluzione, comunque, non contiene solamente questo durissimo atto di accusa, ma indica anche alcuni criteri essenziali per porre finalmente in essere un controllo efficace sull’export di armamenti. In sintesi le parole chiave della risoluzione sono: controlli indipendenti e sanzioni. Attualmente gli Stati sono responsabili delle esportazioni di armamenti e non vi sono meccanismi di enforcement per le violazioni dei princìpi della posizione comune. Sebbene non sia scritto in maniera esplicita possiamo rilevare che i parlamentari abbiano voluto implicitamente suggerire la creazione di un’Agenzia indipendente europea per il controllo del commercio internazionale di armamenti anche con poteri sanzionatori. Potrebbe essere questa l’unica strada ormai percorribile, considerato che molte aziende produttrici di armamenti sono di proprietà pubblica. In parole molto più chiare, le normative e gli accordi esistenti sono sostanzialmente inefficaci in virtù del fatto che in molti Paesi lo Stato è il principale esportatore di armi e, nel contempo, dovrebbe anche svolgere la funzione di controllore. In Italia, ad esempio, la principale impresa esportatrice di armi, il gruppo Leonardo (già Finmeccanica), è di proprietà statale.

La creazione di un’Agenzia indipendente europea con poteri sanzionatori potrebbe limitare comportamenti in violazione della normativa dell’Unione e, in particolare, il rilascio di licenze di esportazione di armamenti verso Paesi in cui non siano rispettati i diritti umani o in cui vi siano conflitti armati in corso.

Così, prima di concedere una licenza di esportazioni, gli organi preposti di ogni Stato membro terrebbero in considerazione l’eventuale sanzione in caso di errori o violazione della normativa. Un meccanismo di questo tipo potrebbe invertire la tendenza attuale andando a limitare le esportazioni europee verso aree e Paesi in guerra. È evidente, comunque, che laddove fosse istituita un’Agenzia con tali poteri, essa sarebbe efficace solo se perfettamente credibile. Questo sarebbe possibile solamente se la governance prescelta ne garantisse l’indipendenza assoluta dai governi nazionali in carica.

Per fare un’analogia essa dovrebbe avere un grado di indipendenza comparabile a quello che ha la Banca centrale europea nella gestione dell’unione monetaria. Un’agenzia indipendente rappresenterebbe un avanzamento sostanziale nel processo di realizzazione dell’Unione Europea poiché rappresenterebbe uno strumento per dare concreta realizzazione all’art. 21 del Trattato sull’Unione. Quello in cui si afferma che i princìpi d’azione della Ue sulla scena internazionale devono fondarsi su princìpi quali: il mantenimento della pace, il sostegno alla democrazia e il rispetto dei diritti umani. Leggendo la risoluzione del Parlamento di Strasburgo unitamente ai dati in merito alle destinazioni dell’export di armi europee, si comprende che l’impegno assunto dai Ventotto finora è rimasto lettera morta.

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