Quelle enfasi «guardone» del sistema mediatico
venerdì 19 agosto 2016

​Caro direttore,una atleta italiana, nel ricevere una bella e meritata medaglia olimpica, ha sentito il bisogno di dedicare il trionfo alla sua compagna di vita. Non sto a discutere il suo atteggiamento, se sia stato spontaneo slancio affettivo o voluta provocazione. Discuto l’esagerata evidenza che ha avuto sui media, anche sulla Rai, questa che, anche per il mondo gay, dovrebbe essere una non-notizia. Non hanno forse, gay e lesbiche, reclamato la loro equiparazione a tutti i cittadini, con relativi diritti civili, e proclamato la “normalità” della loro condizione e delle loro scelte sessuali? Perché, allora, farne bandiera? Ma soprattutto, perché dare eco all’episodio, che è rimbalzato nelle interviste e nei dibattiti sui vari canali televisivi e sui social, ripetutamente? È giornalismo gonfiare una notizia, o peggio una non-notizia, e perché la Rai è stata al gioco?

Domenico Volpi



Problema vero, caro e illustre amico. La bravissima atleta in questione si è espressa con sobria misura, come abbiamo dato conto nelle nostre cronache. Ma il problema della stolida, e un po’ “guardona”, enfasi che accompagna quelle che tu definisci le «scelte sessuali» delle persone è vero e serio. E, anche nel mio giudizio, è principalmente a carico di un “sistema” mediatico (purtroppo servizio pubblico radiotelevisivo compreso) che i canali “social” allargano, ma non fanno necessariamente più saggio e utile e neanche davvero rispettoso della verità e delle persone.
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