sabato 20 marzo 2010
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Per far nascere un fiore il seme muore. Sì muore, ma dal suo sacrificio ecco colori e profumi. È la primavera, stagione di bellezza e speranza. È la primavera messaggio di vita dopo la morte. Da quindici anni il 21 marzo, primo giorno di primavera, è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie organizzata da Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti e che, è bene ricordarlo, unisce e coordina centinaia di associazioni, dall’Azione Cattolica all’Agesci, dalle Acli all’Arci, da Legambiente a tutti i sindacati e i movimenti giovanili, per lottare contro tutte le mafie e promuovere una cultura di legalità e giustizia.Memoria e impegno, dolore e testimonianza, fatica e speranza. Hanno gli occhi, i volti, le lacrime ma anche il sorriso di Ninetta, Dario, Stefania, Lorenzo, Margherita, Massimo, Viviana, Antonio, Deborah, Matteo e dei più di cinquecento familiari di vittime di tutte le mafie che oggi attraverseranno le vie di Milano. Per ricordare i propri cari, per farli riemergere dall’oblio nel quale li voleva gettare la violenza mafiosa. Ma soprattutto per confermare il proprio impegno a trasmettere quel ricordo agli altri, ricordo di persone, ricordo di vite oneste e pulite. Lo faranno, oggi, tutti assieme così come fanno nei loro paesi andando nelle scuole, parlando ai giovani dei loro cari, di legalità, di speranza, di volontà di cambiare. «Per noi il 21 marzo è una festa, è la nostra festa», ha detto Ninetta, mamma di Pierantonio, ucciso a Niscemi e il cui corpo è stato fatto trovare solo dopo 14 anni. Già, una festa, come quando Ninetta il giorno del funerale del figlio ha voluto far suonare le campane a festa. Che forza, che energia positiva, che bella volontà di guardare sempre avanti. Grazie a quella «pedata di Dio – sono parole di don Ciotti – che ci aiuta a trasformare il dolore in testimonianza».È certo una felice coincidenza che fino a poco tempo fa il 21 marzo (giorno – secondo tradizione – della sua morte) si ricordasse San Benedetto. Ora et labora, preghiera e impegno, fede e legame stretto con la propria terra e proprie radici, valori profondi e lavoro positivo e concreto. Come questi familiari che malgrado l’immenso dolore non hanno voluto lasciare i propri paesi, ma li presidiano anche per noi. Il 21 marzo è la loro festa, ma è anche la festa di tutti quelli che con loro camminano sulle strade della legalità, della giustizia e della speranza. Di tutti, non solo di qualcuno, di una parte. Per questo suscita interrogativi il dibattito che si è aperto attorno alle proposte di legge che vorrebbero istituzionalizzare la «giornata della memoria e dell’impegno». Ottima intenzione, certo, ma accompagnata dall’ombra di un cambio di data, magari quella di una singola pur se famosa vittima (come Falcone o La Torre).Loro, i familiari, giustamente, non ci stanno. «Il 21 marzo è di tutti noi, è il giorno in cui ci siamo ritrovati e sentiti meno soli. Per questo ce lo dobbiamo tenere stretto». Ne hanno diritto. Meritano questa giornata nella quale, grazie al loro amore e a quello di tanti, sono riusciti a rinascere dalla morte. Come quel fiore che ai primi tepori di primavera sboccia di colore e di profumo. Segno di vita e di festa.
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