mercoledì 22 luglio 2015
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Caro direttore, alla conclusione del TFA (tirocinio formativo attivo) corso svolto nell’Anno accademico 2014-15 che serve a conseguire, in questo caso, l’abilitazione nelle classi A077 - strumento musicale, i venti studenti che lo hanno frequentato presso il Conservatorio di Milano si sono ritrovati una inaspettata sorpresa: la loro quota di frequenza, inizialmente prevista pari a 2.000 euro, è stata ridotta dal Consiglio di Amministrazione, fatte le debite verifiche di bilancio, a 1.500. Di questi tempi, una tassa che anziché aumentare diminuisce (e di un ben 25%) è già una notizia. Ma poi la sorpresa vera è stata quella dei responsabili quando hanno appreso che sette dei venti tirocinanti hanno deciso di rinunciare ciascuno a cento euro di questo 'sconto' per destinarli a una borsa di studio per un futuro studente del dipartimento di didattica che abbia i requisiti di merito e reddito o che sia disponibile a svolgere il lavoro di tutor per quegli studenti che chiedono le borse di studio del 'diritto allo studio' (DSU). Da questi studenti tirocinanti, che in futuro diventeranno docenti, è stata una bella lezione di stile, tanto che anche due docenti hanno deciso subito di non essere da meno e di partecipare alla cosa, rinunciando anch’essi alla quota di 100 euro della loro retribuzione per destinarla alla stessa borsa di studio che così raggiunge quota 900. Non molto, ma abbastanza per far capire che si può essere intelligenti e generosi anche con poco, e che il Conservatorio di Milano, forse un po’ controcorrente, sa aprire spazi dove possono succedere cose così. Speriamo che sia l’inizio di una nuova moda, e che presto molti seguano l’esempio. A tutti i tirocinanti del TFA (che non sanno ancora con certezza il loro destino visto che i provvedimenti ministeriali che li riguardano seguono oramai linee guida piuttosto imprevedibili) auguro un giorno di saper imparare dai loro studenti come noi abbiamo saputo o dovuto imparare da loro. Aveva ragione Schoenberg quando scriveva nella prefazione del Manuale di Armonia: «Questo libro l’ho imparato dai miei allievi». La borsa di studio sarà intitolata alla memoria di Carla Canedi, la più brillante, geniale e anticonvenzionale collega con la quale abbiamo avuto la fortuna di lavorare. Francesco Bellomi coordinatore del TFA - Conservatorio di Milano Sono felice di pubblicare una lettera come la sua caro professor Bellomi. È importante continuare a far conoscere ordinarie vicende di straordinaria umanità nelle quali si mostra il volto più vero degli italiani, in questo caso coniugando l’impegno personale in un percorso di alta formazione e un condiviso senso di semplice e mai scontata solidarietà. In una società nella quale sembra che la regola dominante debba sempre essere quella dello sgambetto e della porta sbarrata dietro di sé e in faccia agli altri, ecco l’ennesima prova di un modo di vivere e di prepararsi alla vita e al lavoro sereno e generoso, e perciò, secondo i canoni di moda, irrilevante o, come si dice con un’espressione che non riesco a farmi piacere, «non notiziabile». Penso che invece sia una gran bella notizia. Perché la regola regina (anche se non sempre ben intellegibile e compresa) è invece quella della collaborazione e dell’armonia. Nessuno, forse, lo comprende e sa trasmetterlo meglio di un musicista, di un compositore. Grazie, anche per la citazione della geniale consapevolezza di Arnold Schoenberg: è proprio così che funziona, posso confermarlo io che, in molti e anche imprevedibili modi, continuo a imparare dai miei lettori persino più che dai miei errori.
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