Contro la «tassa rosa» una battaglia di giustizia
venerdì 15 novembre 2019

All’inizio di questa settimana il Parlamento tedesco ha ridotto la tassazione sugli assorbenti: dal primo gennaio 2020 l’Iva scenderà dal 19 al 7%. Per il fisco tedesco i prodotti per l’igiene femminile non saranno più considerati beni di lusso, ma di necessità quotidiana. La Germania è in buona compagnia: l’Iva su tamponi e affini è azzerata in Irlanda; in Francia è al 5,5%, come in Belgio e in Olanda. In altri Paesi se ne riforniscono gratuitamente i bagni nelle scuole.

In Italia no. Nel Belpaese l’aliquota è al 22% (peggio di noi l’Ungheria, dove c’è una super tassazione al 27%): i prodotti sanitari femminili sono tassati come superalcolici ed elettrodomestici, sigarette, automobili e gioielli. Ma se a un anello si può rinunciare, a un assorbente proprio no. Il paradosso è che i tartufi freschi sono "ivati" al 5%, biscotti, caffè e cioccolato al 10%.

E la riduzione al 10% della «tampon tax», o, com’è stata ribattezzata, «tassa rosa», era l’obiettivo di un emendamento bipartisan al Dl fisco, prima firmataria Laura Boldrini, che mercoledì è stato giudicato inammissibile per «estraneità alla materia» dalla Commissione Finanza della Camera. Dopo il ricorso, ieri l’emendamento è stato riammesso e nei prossimi giorni vedremo quale sorte gli sarà riservata. Le coperture necessarie per lo sgravio, calcolate in 97 milioni, non lasciano ben sperare.

È indubbio che gli assorbenti femminili – ma anche i pannolini per i bambini e i pannoloni per gli anziani, pure loro indebitamente tassati al 22% (salvo esenzioni) – non sono beni voluttuari, ma presidi igienici indispensabili e irrinunciabili, ed è altrettanto vero che il loro costo può essere gravoso sul bilancio di una famiglia.

Proprio per questo, ci si chiede perché questa sacrosanta «battaglia di civiltà», come l’ha definita ieri da Bruxelles la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Elena Bonetti, viene combattuta quasi esclusivamente dalle donne (sono tutte deputate le altre 31 che hanno firmato l’emendamento Boldrini) e sostenuta in particolare da organizzazioni e sigle femministe.

Probabilmente, le ragioni sono da ricercare in una certa diffusa, serpeggiante e non sempre dissimulata misoginia. Quella che ritiene la «tampon tax» irrilevante, non prioritaria né urgente, mentre invece è una semplice e lampante questione di giustizia. Quella che ritiene che il ciclo è una «cosa di donne», e quindi meno se ne parla, meglio è. Quella che fa titolare a un quotidiano: «Boldrini scatenata. Pretende sconti sugli assorbenti» (sic).

Chissà, forse ha ragione chi ha sostenuto, sulla pagina Facebook della stessa Boldrini: «Se anche gli uomini avessero il ciclo, l’Iva sugli assorbenti sarebbe già al 4%».

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