Chi sa di essere fratello non smetta mai di esserlo. Senza paura
martedì 14 marzo 2023

Caro direttore,
mi riconosco nella gente di Cutro, che si inchina all'ultimo commiato degli ultimi e non lo fa all'arrivo dei governanti. Ci sono tanti dialetti in Italia, ma c'è un comune sentire che si fonda sulla pietas. Oggi forse è un po’ sopita la capacità di riconoscersi nell'altro, quella che un tempo faceva dire a mia nonna, di persone straniere bisognose d’aiuto: « Inn cristian anca lur ». Tradotto letteralmente sarebbe: «Sono cristiani anche loro». Ma qui il senso di “cristiani” è esteso nel significato di “uomini”, “esseri umani“. Ho imparato che nel Vangelo “persona bisognosa” è tradotta in “Cristo”: «In verità vi dico: ogni volta che voi avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatto a me». Chi è più cristiano di Cristo? E allora: «Sono cristiani anche loro», fratelli in Cristo. Se uno non sa di essere fratello, non smette di esserlo per chi sa di avere un Padre in comune.

Giovanni Domenico Quadrio

Ha proprio ragione, gentile e caro amico. La nonna che mi diceva le stesse cose parlava con accento umbro. Anche lei usava “cristiano” come sinonimo di persona. Negli strani tempi che viviamo, nei quali la solidarietà umana e cristiana diventa persino un capo d’imputazione, sono incline però a cambiare (e quasi rovesciare) la sua bella constatazione finale in esortazione: chi sa di essere fratello non smetta mai di esserlo. Senza paura.

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