martedì 30 dicembre 2014
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Gli antichi greci la chiamavano Nemesis, e solitamente questa figura del mito agiva per appianare gli squilibri, spegnere la hybris – ovvero la tracotanza degli uomini – e ristabilire la perduta armonia delle cose. Oggi però la nemesi si chiama Syriza e non agisce per ripristinare un ordine messo a soqquadro bensì per frantumarlo. Con il terzo scrutinio andato nullo, il Parlamento greco si è dichiarato impossibilitato a raggiungere quei 180 voti che avrebbero consentito di eleggere l’ex commissario europeo Stavros Dimas alla presidenza della Repubblica, e così ha aperto la via alle elezioni anticipate. Risultato, probabilmente già dal 25 gennaio prossimo si andrà alle urne. E qui, il fantasma di Nemesis, nella sua meno conciliante delle versioni, ricompare con il volto di Alexis Tsipras, giovane e indiscusso leader di Syriza: «La gente – rassicura – deve stare tranquilla, non si parla di uscire dall’euro come credono alcuni. In Europa non prenderemo decisioni unilaterali, manterremo i conti pubblici a posto e spenderemo soltanto quello che riusciremo a incassare». Peccato che il programma del partito sia un’autentica lama conficcata nel fianco di quell’Europa del rigore che s’incarna nei più arcigni contabili del Nord, in testa a tutti il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble: drastica rimodulazione del famigerato Memorandum che il Fondo monetario internazionale, la Bce e la Commissione europea avevano concordato con Atene, priorità alla crisi umanitaria nel Paese, ripristino di migliaia di posti di lavoro sforbiciati dalla Troika, reintroduzione della tredicesima per i pensionati poveri, aumento dello stipendio minimo ed elettricità gratis per le famiglie non abbienti, oltre al varo di un grande piano di investimenti pubblici.In altre parole – quelle che contano davvero per il pallottoliere di Bruxelles – nel caso Syriza vincesse le elezioni e formasse un nuovo governo, esigerebbe la cancellazione di quel capitolato dell’austerity imposto dalla Troika con un taglio netto dei 303 miliardi di debito greco, che per l’80% si trova in mano proprio a Bce, Ue e Fmi.La reazione dei mercati parla da sé: crolla la Borsa di Atene, stentano tutte le altre, sale anche lo spread in Italia, ma soprattutto s’impenna la grande paura che una vittoria di Syriza possa diventare il facile grimaldello per tutti i secessionismi latenti, gli antieuropeismi dichiarati e i piani sotterranei di demolizione dell’euro. E sulla paura, sulla nemesi in agguato si giocherà la partita elettorale di gennaio. Da una lato Antonis Samaras, leader in carica e guida di Nea Demokratia («Sono qui per garantire la marcia sicura del Paese. Sono qui per non permettere a nessuno di mettere a rischio la posizione della Grecia nella Ue»), dall’altra il minaccioso Tsipras («Il governo di Samaras che per due anni e mezzo ha depredato la società appartiene al passato. Con la volontà del popolo diventeranno passato anche i memorandum stipulati con la Troika»). I sondaggi danno Syriza in vantaggio di un paio di punti sul centrodestra di Samaras ed è facile prevedere che quest’ultima attizzerà lo spettro del caos politico e civile in caso di vittoria della sinistra. Ma spunta un terzo incomodo, l’ex premier e leader del Pasok George Papandreou, che si presenterà con una nuova formazione chiamata Change, con l’obiettivo di creare un governo di unità nazionale. E questo potrebbe sparigliare i giochi e sfilare a Tsipras una vittoria che sulla carta appare quasi certa.«I greci sono stufi di rischiare salti nel buio», dicono i gestori di fondi, i più attenti all’umore del Paese. Nondimeno il bazooka di Tsipras rimane puntato direttamente al cuore dell’Europa (e gli errori degli iper-rigoristi hanno reso più facile e chiaro il bersaglio). Per questo il vasto pelago degli euroscettici, dal Front National di Marine Le Pen all’Ukip di Nigel Farage, dai post-Indignados spagnoli di Podemos a tutto quel ribollire di insofferenze anticomunitarie che gorgogliano dalla Svezia all’Ungheria, dal Baltico fino al Portogallo e all’Italia stessa, guarda con studiato interesse all’approssimarsi di questa Nemesis che ha il volto affabile del leader di Syriza. E che dietro la maschera cela una delle più concrete minacce che l’Unione Europea abbia mai dovuto affrontare.
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