domenica 20 novembre 2011
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Caro direttore,
a mia moglie il nuovo governo piace: le sembrano persone normali, per bene, sicuramente esperti e competenti, anche le donne (dice: «Si possono guardare») con una carriera professionale positiva alle spalle (volendo fare una battuta: com’era il Berlusconi dei primi giorni). E ha ragione. A me piace anche il fatto che tornerò a guardare il tg della sera sperando in personaggi che non ripetano tutte le sere: «Berlusconi deve dimettersi», «Il premier deve venire a rispondere in Parlamento», «Cambierò l’Italia, la Costituzione, la magistratura...».
 
Dov’è allora il rischio? Credo possa essere nell’individuazione "reale" delle cause del nostro problema. Riprendo un concetto già espresso: l’Italia, come tutto l’Occidente, ha un debito pubblico così grande da essere insolvibile almeno per i prossimi 20 anni. L’ottenimento di nuovi prestiti, anche solo per sostituire i vecchi debiti, non è nelle mani di piccoli finanziatori, ma di grandi finanziatori che oggi vogliono lucrare interessi da usura per fare soldi o per sostenere i loro bilanci negativi.
 
Ricostruire la fiducia: sistemare i conti è necessario ma ha effetti a lungo termine.
 
Ritengo sia anche indispensabile bloccare con provvedimenti efficaci la speculazione finanziaria. Altrimenti nell’attesa rischiamo di pagare su Bot e Btp interessi enormi che ci inchiodano nel ruolo di debitore insolvente e, quindi, sottomesso a questo mondo ex finanziatore e oggi usuraio. La mia paura è quindi questa: quanto i nuovi governanti sono lontani, culturalmente e praticamente, da questo mondo? E quindi in grado di prendere provvedimenti a esso esplicitamente avversi? Se poi invece vogliamo entrare nel merito del programma esposto citerei un punto: il presidente Monti sembra voler riproporre l’Ici appellandosi alle leggi di tutti gli Stati europei, ma non si è appellato alle stesse leggi per dichiarare una svolta fiscale a favore della famiglia ... (per inciso, l’Ici sulla prima casa è una tassa sulla famiglia!). Che dire? Rifacciamo gli auguri.
Camillo Ronchetti
 
Si fa presto a dire Ici, caro signor Ronchetti. Sappiamo bene che cosa significhi la casa nella concreta realtà italiana, nell’esperienza di vita e di sacrificio di milioni di famiglie… È certamente un "bene al sole" e nei Paesi ad alta evasione fiscale – com’è purtroppo il nostro – alla fine, in un modo o nell’altro, è ai beni al sole che si finisce per guardare quando, in tempi di vacche magre e magrissime, c’è da «recuperare risorse». Ma nella stragrande maggioranza dei casi, non solo la prima abitazione ma persino la seconda (soprattutto quando è quella della località d’origine familiare per coloro che si sono, come si dice, 'inurbati' nelle città maggiori) non rappresenta affatto un reddito, bensì un centro di costo. Mi auguro che nel riconsiderare la tassazione sugli immobili – come pare inevitabile alla luce di molti convergenti auspici e disponibilità – si riparta almeno dall’ultimo punto di arrivo prima dell’abolizione totale dell’Ici sulla prima casa, cioè da un sistema che tenga conto delle condizioni di vita e di reddito delle famiglie. Quanto alla «svolta fiscale a favore della famiglia» resto dell’avviso di sempre: sino a quando non ci si deciderà a produrla, continueremo ad arrampicarci sugli specchi nel tentativo di impostare la strategia anti-declino morale, demografico ed economico del nostro Paese. Compierla non vuol solo dire fare giustizia, ma anche perseguire un interesse generale. O, come diciamo noi, realizzare il bene comune. Per il resto, posso dirle che anche mia moglie la pensa come la sua. Un saluto speranzoso, che è un altro modo per rifarsi gli auguri.
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