Caro Amico, ti scrivo (Tra vecchio e nuovo anno)
domenica 5 gennaio 2020

Caro Amico, ti scrivo. A cavallo tra vecchio e nuovo anno, quando malinconia per il passato e speranza di futuro sono duellanti al centro del cuore. Ti scrivo per affidarti tutti quelli che amo, dai più anziani ai nuovi, portaci tutti nell’anno che nasce nel palmo della tua mano, come hai sempre fatto, anche quando i miei occhi non riuscivano a trovarti. Dacci bene a dismisura, e male per apprezzare fino in fondo tutto il bene, portaci lacrime agli occhi, sorrisi a non finire, amicizia per quanto possono questa braccia. Ma, visto che ci sei, non fermarti.

Aiutaci a raddrizzare questo Paese, fallo diventare un luogo dove vivere normalmente, perché non si chiedono le cose straordinarie, ma solo normalità, rasserena gli animi incattiviti, riaccendi la speranza. Che ognuno lavori per sé e per gli altri con la stessa passione, dal politico al carabiniere, dal muratore allo scienziato. Una nuova alleanza per un nuovo Paese, dove nessuno strepita, dove la violenza verbale e fisica non è accettata e nessuno vuole prevalere sull’altro in virtù di un’appartenenza, o un colore, o una religione. Visto che ci sei, aiutaci a ritornare costruttori di bellezza.

Un Paese con nuovi palazzi e chiese, nuovi monumenti, che accolga e invogli ogni forma d’arte, che tuteli qualsiasi espressione umana, un Paese rispettoso di tutto il passato, ma slanciato verso il nuovo, dove ogni sfida è possibile e l’entusiasmo contagioso. So per certo di non chiederti troppo. Conoscendo la forza del tuo cuore, ti chiedo di non fermarti al mio Paese, a questo palmo di terra a forma di stivale.

Dai una mano a questo mondo senza pace, azzurro e verde, meraviglioso, che stiamo poco a poco distruggendo. Senza troppi disturbi, pensiona tutti i capi di governo che brandiscono l’economia come un’arma verso gli altri, che hanno soffocato l’umanità dietro un pronome, e l’unico che conti è 'io' o 'noi', e che gli altri affoghino pure nella loro sofferenza. Riaccendi nel cuore di tutti la carità, soffia nel petto di ognuno la fratellanza, fa che ogni gesto nei confronti di un bambino sia fatto come fosse figlio nostro. E, cosa più importante, cancella dal vocabolario la parola guerra, e povertà, e abbandono e solitudine. Parole dure da vivere.

Fa che le grandi potenze economiche, le multinazionali, riconoscano un primato più grande del profitto. Il primato dell’umanità, perché ogni individuo vale l’universo intero e nessuno deve rimanere indietro. Caro Amico, ti scrivo. So di compiere con queste parole un ingiustizia vecchia quanto il mondo, quanto l’uomo. Perché chiedo a te quello che io e ogni altro mio simile non riusciamo a fare, per incapacità o interesse, perché fa comodo dare a te ogni compito gravoso e attendere da te quello che per logica spetterebbe a noi, perché altrimenti a cos’altro servirebbe la nostra opera? La nostra libertà di scegliere tra il bene e il male? Spetta a noi questo nuovo anno da vivere, siamo noi quelli chiamati a migliorare il corso degli eventi, senza scaricare sugli altri tutto il lavoro, gli insuccessi. A te, caro Amico, chiedo questo: dammi la forza per essere uomo, e padre, fratello di ogni altro uomo su questo mondo. Solo questo ti chiedo. Mio amico. Mio Dio.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: