Non bisognava uccidere Amarena
lunedì 4 settembre 2023

I cartelli che i manifestanti alzano in strada mostrano la scritta “Giustizia”, e di solito quando la gente scende in strada in massa con quella richiesta vuol dire che lì è stata commessa un’ingiustizia pesante, che disturba la vita di noi umani. E così è in effetti. Lì è stata soppressa una vita. Bisogna correggere quella soppressione, altrimenti è difficile vivere, o impossibile.

La vita che è stata soppressa è quella di un’orsa, che aveva nome Amarena, e se aveva un nome vuol dire che era come noi, stavo per dire che era battezzata ma mi correggo, però comunque poteva stare fra noi, e infatti le foto che mostrano le sue ultime passeggiate ce la fan vedere tra le case. C’è gente davanti alle case, son donne che guardano l’orsa, non hanno paura, non scappano, né le donne né l’orsa. È la prova della possibile convivenza. Forse di nuovo corro troppo, mi freno: è la prova della reciproca sopportabilità.

L'orsa Amarena

L'orsa Amarena - reuters

Possiamo guardarci senza sbranarci. L’orsa con noi così ha fatto. Noi con lei no. L’orsa se ci avesse sbranato avrebbe usato i denti. Noi per sbranarla abbiamo usato il fucile. Il fucile è il prolungamento dei nostri denti, è lo strumento con cui diamo la morte. È un nostro diritto? Sì in un sistema in cui la vita del più forte elimina la vita del più debole. No in un sistema in cui la vita vive insieme con la vita. Noi credevamo di essere arrivati al secondo sistema, quello in cui l’orsa cammina ai bordi del villaggio e le donne la guardano camminare.

Ma questo colpo di fucile che l’ha ammazzata ci dice di no: è ancora valido il codice per cui un animale diverso da noi è un problema che si risolve sparando. Ho visto, alla periferia di Los Angeles, cartelli appesi alle finestre che avvertono: “Siete sotto il tiro della pattuglia n. 7”. Siete sempre sotto il tiro di qualche pattuglia, tutto sta a saperne il numero. E lì a essere in pericolo sono gli uomini, qui da noi invece era un’orsa. Abbiamo lo sparo facile. Se ti senti in pericolo, spari un colpo e il pericolo non c’è più. Non riusciamo a pensare che in questo modo il pericolo siamo noi.

Siamo come Napoleone in guerra, ci apriamo la strada a cannonate. Non c’era nessun bisogno di sparare una cannonata sulla povera Amarena, ma ormai le abbiamo sparato e lei è morta, i cartelli per le strade invocano “Giustizia”, cioè un ritorno alle condizioni precedenti, ma come si fa a far tornare Amarena alle condizioni precedenti alla morte?

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