sabato 28 settembre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore,
mi stupisce l’insorgere delle associazioni gay contro Guido Barilla. Colpevole di aver detto che per la sua azienda il concetto di famiglia è tradizionale. Sarà pur libero un imprenditore di decidere a quale segmento di mercato indirizzare il proprio prodotto. Sarà pur libero un padre di famiglia di pensare e dire ad alta voce che la sua esperienza come padre lo porta a credere che la famiglia con una madre e un padre sia più adatta all’educazione dei figli. Chi non è contento, libero di pensare in modo differente, libero di comperare i prodotti di un altro marchio. Ma il boicottaggio del marchio la dice lunga sull’idea di libertà a senso unico, di certe associazioni e circoli. Qui sta la vera differenza: io – che la penso come Guido Barilla a proposito di famiglia – se mi piace un prodotto, non mi chiedo quali siano i gusti sessuali dell’imprenditore o dello stilista che lo pensa o lo produce. Non faccio discriminazioni, cosa fanno sotto le lenzuola sono affari loro, ne renderanno conto alla coscienza o al confessore, basta che non impongano a me il loro modello di vita.
Nerella Buggio
Caro direttore,
Barilla boicottata? Sosteniamo Barilla! Perché non lanciare una campagna di sostegno alla Barilla? Chi non è d’accordo col boicottaggio delle associazioni gay della Barilla, acquisti i suoi prodotti!
Antonio Meo
Caro direttore, leggo Avvenire da anni e vi ringrazio per il servizio che fate. Mi sono indignata per la polemica scatenata dalle lobby lgbt e sostenitori nei confronti di Guido Barilla in merito all’intervista dal lui rilasciata. Ho potuto personalmente constatare la correttezza e signorilità del signor Barilla anche nel trattare altre questioni in interventi pubblici e ho potuto apprezzare la poesia delle pubblicità della sua ditta, alcune della quali ricordo a distanza di anni. Come mamma (e nonna), come insegnante e formatrice posso altresì constatare giornalmente sia la forza e la bellezza della famiglia naturale, sia la confusione, l’intolleranza, il dolore e i drammi legati all’instabilità familiare, alla teoria del gender, alla frantumazione del rapporto tra uomo e donna. Vorrei esprimere in qualche modo la mia solidarietà a Guido Barilla e apprezzarne il gentile coraggio. Lo farò valorizzando ciò che produce questa grande azienda italiana e spero che tanti altri lo facciano. Invece di minacce, un gesto di solidarietà e di apprezzamento dalle famiglie a favore di tutte le famiglie.
Annamaria Fulloni, Albinea (Re)
Gentile direttore,
Guido Barilla, presidente del gruppo Barilla è stato contestato dalle associazioni gay per aver osato dire che nella linea comunicativa della sua azienda preferisce la famiglia tradizionale composta da un uomo e una donna con figli come è sempre stata in ogni società e cultura. C’è da domandarsi perché in un Paese democratico non sia possibile esprimere liberamente il proprio pensiero, anche quando questo non insulta alcuno e non intacca affatto i diritti altrui. Vuole sapere come la penso? Va a finire che, in un mondo in cui la stragrande maggioranza delle coppie sono formate da un uomo e una donna, l’invito a boicottare la pasta Barilla non solo non avrà successo, ma anzi ci sarà un incremento nei consumi... Mi creda, siamo in molti a pensarla così.
Fabiano Bermudez
Gentile direttore,
dopo le dichiarazioni di Guido Barilla sulla pubblicità e la famiglia “tradizionale”, mi chiedo: un cittadino italiano, in questo caso un industriale, è libero o no di esprimere il proprio pensiero, e di impostare come meglio ritiene la propria pubblicità aziendale? Siamo ormai al punto che la pubblica e pacata espressione a favore​ della famiglia, intesa come unione tra uomo e donna, viene vista come manifestazione di omofobia. Di questo passo si finirà per dichiarare «omofobi» anche l’art. 29 (e seguenti) della Costituzione, e con esso la Corte Costituzionale, che ha chiarito intendersi con famiglia un’unione tra uomo e donna. Qui è in gioco il diritto di opinione e di libertà di pensiero. E le varie associazioni gay, lgbt ecc, stanno manifestando un volto sempre più aggressivo e intollerante. Liberissimi poi tutti di acquistare o meno i prodotti Barilla, cosa che in famiglia continueremo a fare!
Gianluca Segre, Torino
Trovo in ognuna delle vostre lettere, cari amici, le stesse importantissime cose: chiarezza di idee, passione, rispetto umano per tutti. Anche per chi, sbagliando di grosso e rivelando – come scrive Gianluca Segre – davvero un «volto aggressivo e intollerante», si è scagliato contro Guido Barilla. Sono anni che i cattolici e i laici che affermano le salde e civili idee che oggi vengono definite «della tradizione» si ritrovano sul banco degli imputati come «intolleranti» e «discriminatori». La realtà è tutt’altra. E in questo nostro strano tempo torna a emergere in modo limpido. Prima il lavorìo per arrivare a una legge che promette di combattere l’«omofobia» e si avvia, invece, a manomettere il nostro diritto penale introducendo una supertutela “ad personas” (se picchiassero me e mia moglie, dovrebbe contare meno di un eguale trattamento riservato a due persone omosessuali: perché?) con modalità che, per di più, minacciano di ferire gravemente la libertà di pensiero e di opinione. Poi, una piccola serie di tentativi di cancellare burocraticamente «papà» e «mamma» dal lessico ufficiale delle amministrazioni locali. Ora, questo attacco smodato e insensato a un uomo d’azienda che, con tono garbato e nessuna polemica, aveva osato rivelare di concepire la famiglia come il luogo nel quale un padre e una madre crescono i propri figli e, per questo, ha ammesso di non essere intenzionato a promuovere i propri prodotti alimentari usando coppie di persone omosessuali… Omofobia, si è subito denunciato. Ed è scattata la campagna per il boicottaggio. Un boomerang, ne sono convinto anch’io. Che smaschera ancora una volta quel tenace e becero “luogocomunismo” secondo cui chi difende la famiglia, così com’è definita nella nostra Costituzione, sarebbe «contro» le persone omosessuali. Beh, nessuno di noi e, certo, non la Chiesa cattolica – come giustamente sottolinea Nerella Buggio – ha mai lanciato boicottaggi contro chicchessia andando a sbirciare nella sua vita privata e sessuale (che, se non si compiono reati e non si crea pubblico scandalo, è davvero questione da regolare solo con la coscienza, il prossimo più diretto e, se si è credenti, col confessore). Mi azzardo a dire che però certe associazioni lgbt e i loro portavoce rappresentano poco più di se stessi. La vita degli uomini e delle donne, la sua complessità relazionale, la fatica e la gioia, le ferite e gli amori che la segnano non possono mai diventare piccole bandiere “politiche”. E non possono trasformarsi nel piccone contro la verità della persona, di ogni persona. Noi ne siamo convinti. E siamo quelli «per». Altri, stavolta impancatisi a boicottatori di Barilla, sono quelli «contro». E si vede, si vede proprio bene.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI