sabato 14 maggio 2011
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Le elezioni amministrative saranno analizzate per trarne vaticini sulla prospettiva politica delle coalizioni e delle singole formazioni politiche, com’è ragionevole che sia, e così si cerca di definire a che livello debba essere fissata l’asticella del successo o dell’insuccesso per ognuno dei soggetti interessati.Si tratta di un esercizio sul quale è opportuna una certa cautela. Nelle grandi democrazie si sono svolte elezioni parziali o, negli Stati Uniti, di medio termine, in generale con esiti pesanti per i partiti di governo, che tuttavia continuano tranquillamente a esercitare la funzione loro attribuita dagli elettori. Paradossalmente, invece, in Italia, subito dopo le elezioni regionali dell’anno scorso, che hanno registrato un successo innegabile del centrodestra, per la maggioranza di governo sono cominciati i guai. Non c’è dunque alcun automatismo tra l’esito di consultazioni del tipo di quelle che si svolgeranno domani e lunedì (e dei successivi ballottaggi) e la stabilità o meno del quadro politico nazionale.D’altra parte le offerte elettorali locali non sono sempre comparabili con le coalizioni che si presentano nel confronto delle elezioni parlamentari (c’è più di un caso di concorrenza diretta tra Lega e Pdl e parecchi di competizione tra Pd e Idv), inoltre anche i sistemi elettorali sono nettamente differenti, secondo una curiosa prassi italiana che prevede meccanismi di voto differenti per ogni livello di governo. Ciò naturalmente non significa che sia ininfluente se il centrosinistra si confermerà al primo turno a Torino e a Bologna (mentre pare impossibile che lo possa fare a Napoli) o se il centrodestra farà lo stesso a Milano (dove il clima è reso ancor più teso da sciabolate polemiche che potevano e dovevano essere evitate).Anche se il numero di voti che separano il successo dall’insuccesso è piuttosto esiguo, se confrontato con le dimensioni dell’elettorato nazionale, l’effetto psicologico e simbolico di questi risultati sarà molto consistente. Un altro dato destinato a suscitare interesse è il risultato che otterranno i candidati delle formazioni che puntano a scardinare o almeno a condizionare l’assetto bipolare, a cominciare da quelli del Nuovo Polo (il cosiddetto terzo polo), e all’interno di questa coalizione, delle singole formazioni che lo compongono. Per la novità dell’aggregazione, alla sua prima verifica elettorale, l’assenza di elementi di confronto coerenti renderà difficile esprimere un giudizio, che peraltro dovrà essere integrato da quello sul tasso di fedeltà dell’elettorato di quest’area a eventuali indicazioni nei centri in cui sarà necessario il ballottaggio.Oltre alle dimensioni che otterranno le coalizioni tradizionali e nuove, sarà interessante verificare i rapporti di forza elettorali al loro interno. C’è, nei centri settentrionali, una gara tra Popolo della libertà, indebolito dalla scissione finiana, e Lega Nord, che si presenta sotto una veste inedita di moderazione e di rispetto istituzionale. A Napoli e in altri quattro Comuni capoluogo e nelle Province piemontesi ci sarà invece da valutare il rapporto di forza tra il Partito democratico e l’Italia dei valori, che sostengono candidati in competizione tra loro.Naturalmente, trattandosi di elezioni amministrative, conterà la personalità e l’attendibilità dei candidati. Probabilmente questo sarà il dato che farà la differenza, nonostante l’intenzione espressa da quasi tutti i leader nazionali di attribuire al voto il senso prevalente di un giudizio sulla politica generale. Intenzione peraltro destinata a essere negata all’indomani del voto da chi ne dovesse uscire ridimensionato o penalizzato.
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