giovedì 8 dicembre 2016
Dopo il referendum. Il tempo perso, il quadro utile, gli errori da non fare
Pesa anche il caso Mps: niente salti nel buio
COMMENTA E CONDIVIDI

Dopo il referendum. Il tempo perso, il quadro utile, gli errori da non fare È forse chiedere troppo, ma per salvare il Monte dei Paschi ci sarebbe voluto un governo stabile e credibile. E invece, viste le schermaglie del dopo-referendum, ci accontenteremmo di molto meno: ci basta un governo autorevole che, seppur nato con la data di scadenza, sia in grado di 'trattare' con la Banca centrale europea e con la Commissione europea.

Occorre però fare anche presto. Vediamo perché. Il problema è purtroppo chiaro e grosso come un macigno: a luglio 2016 la Bce ha imposto al Monte di ricapitalizzare per 5 miliardi di euro entro fine anno e di liberarsi di 27 miliardi di sofferenze. Una cura da cavallo per una banca che capitalizza appena 600 milioni. Piuttosto che battere sin da subito la strada dell’intervento pubblico, il Governo ha avallato una soluzione di mercato che passava attraverso un aumento di capitale. Con il senno di poi si può dire che è stato un errore, occorreva sin da subito bussare alle porte del Ministero dell’Economia. In molti dubitano infatti che l’aumento di capitale sarebbe stato fattibile anche nel caso di vittoria del Sì al referendum. Con la vittoria del No è divenuto una missione impossibile. Come era prevedibile, la vittoria del No ha da un lato (forse ingiustamente) minato la credibilità riformatrice dell’Italia e, dall’altro, ha spalancato la porta a una stagione di possibile instabilità politica.

Chiariamo un punto importante, qui non si tratta di salvare i banchieri. Costoro si godranno comunque i loro lauti guadagni. Le azioni giudiziarie a carico degli ex manager della banca faranno il loro corso, e non ci aspettiamo grandi soddisfazioni. Qui c’è in ballo il destino della quinta banca del Paese (era la terza solo tre anni fa), di migliaia di dipendenti, di migliaia di cittadini in possesso di obbligazioni della banca e di imprese che dipendono dal credito della banca. Il piano per dare corso all’aumento di capitale sul mercato entro la fine dell’anno non sembra essere più all’ordine del giorno. Il Fondo sovrano del Qatar, che doveva coprire buona parte dell’aumento, sta alla finestra. I vertici della banca e le nostre autorità stanno cercando di convincere la Bce a concedere qualche settimana di tempo in più (fino a fine Gennaio). La decisione è attesa per oggi. Vediamo gli scenari. Se la risposta sarà no, occorre programmare in fretta e furia il salvataggio della banca da parte dello Stato (intervento nell’ordine di 4 miliardi).

I contraccolpi saranno di due tipi: i nostri conti pubblici ne risentiranno e potremmo sforare gli impegni presi in sede europea sul deficit; l’intervento può essere approvato dalla Commissione europea solo se i possessori di obbligazioni subiranno una perdita. Sono le regole del bail-in: i possessori di obbligazioni subordinate Monte dei Paschi, e tra questi i piccoli risparmiatori per oltre due miliardi di euro, sarebbero chiamati a sopportare una perdita assai significativa. Potrebbero non vedere più un euro. Il governo potrà provare a 'salvarli' ricorrendo alle deroghe previste per tutelare la stabilità finanziaria, ma la strada non sembra molto agevole come il caso di Banca Popolare dell’Etruria e di Banca delle Marche ha mostrato ampiamente. Se la risposta sarà sì, avremo guadagnato un poco di tempo. Può essere che gli investitori privati rientrino in partita, è probabile che i possessori di obbligazioni siano ancora chiamati in causa, ma si potrebbe avere il tempo per studiare un intervento dello Stato sotto forma di garanzia sull’inoptato in sede di aumento di capitale e di provvedere a un’altra tornata di conversione volontaria delle obbligazioni in azioni. Una strada impervia ma non impossibile.

Come si vede il vecchio adagio 'tanto ci pensa lo Stato' non funziona più. Ci sono scelte difficili da prendere. In ambedue i casi occorre un governo autorevole che sia in grado di gestire questa fase delicata, occorre dare un messaggio di stabilità anche nei giorni del ponte dell’Immacolata e, soprattutto, occorre mostrare che si va verso una nuova pagina della politica italiana in modo ordinato e che non si va verso un salto nel buio.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI