Due ponti da lanciare
giovedì 28 aprile 2022

Si continua a ripetere che 'è svanita l’azione diplomatica', che 'l’Europa ha fatto tutti i tentativi possibili, ma è stato inutile'. Chi lo afferma sembra avere un’idea di azione diplomatica una tantum e non, come è o dovrebbe essere, costante, ostinata, audace. Non è vero che l’Europa ha fatto o tentato tutto nella sua azione di dialogo con Putin e quel che è stato fatto è stato, purtroppo, tardivo, debole, parcellizzato, destinato al nulla. Tardivo perché non si è sentita la voce della Ue negli anni tra il 2014 e il 2021, come non la si è sentita nei mesi prima dell’invasione quando stava diventando chiara la strada di dialogo politico che si sarebbe dovuto percorrere. Debole perché la sua voce è stata delegata perlopiù a un’alleanza militare o a singoli leader.

È stata scelta la strada del sostegno militare all’Ucraina, lasciando in second’ordine, quasi dimenticandolo, l’obiettivo principale che era e rimane quello di trattare la pace, ostinatamente, quotidianamente, senza mai scoraggiarsi o giustificarsi dietro ai primi niet ricevuti. Si è lasciato in second’ordine 'il dopo': che richiederà comunque, volenti o nolenti, il proseguimento dei rapporti con il governo di Vladimir Putin, e che richiederà necessariamente che sia ridefinito – con trent’anni di ritardo dopo il crollo dell’Urss – un ordine mondiale condiviso, con istituzioni internazionali funzionanti, che rispecchi gli attuali pesi ed equilibri internazionali e qualifichi il rapporto della Ue con il resto del mondo. Si vuol far passare l’idea che ci sarà una nuova 'cortina di ferro' con il mondo contrapposto in due blocchi. Che la forza violenta e non la politica nonviolenta sarà lo strumento di regolazione delle relazioni internazionali, accantonando l’idea di un mondo in cui si possa vivere nel rispetto gli uni degli altri, con gli indispensabili strumenti istituzionali, senza arbitrarie pretese di dominio.

È una strada pericolosa e soprattutto cieca, che evidenzia l’inadeguatezza degli attuali leader a guardare lontano e tenere insieme forza e dialogo politico, con quest’ultimo come strumento globale per la convivenza. Tutto ciò comporta ovviamente la presa di coscienza della necessità di vivificare il cammino di integrazione europea e di accelerarlo. Solo una forte integrazione può ridare rinnovato slancio alla Ue e nuova forza per contribuire alla pace globale, come l’abbiamo vissuta nel nostro continente per 75 anni. Serve perciò un’iniziativa europea eccezionale, che esca dall’ordinarietà politica e diplomatica. Perché i presidenti del Consiglio e della Commissione Ue insieme ai leader dei tre principali Stati membri non avviano, con il loro peso unitario, una staffetta tra Russia e Ucraina per facilitare la difficile costruzione della pace? Chiuse le elezioni in Francia, questa strada potrebbe e dovrebbe essere seguita.

Sperando non continuino a prevalere le prudenze, le presunzioni e i dubbi dimostratisi tremendamente sterili. Ma c’è anche un altro piano, spirituale, su cui è giusto e possibile muoversi.

La tregua per la Pasqua, profondamente sentita in Ucraina e in Russia, non c’è stata. Eppure è proprio la Pasqua di Resurrezione a farci credere nell’impossibile. Il 21 maggio del 2017 Mosca, con il patriarca Kirill, il clero, le autorità politiche e militari, ha solennemente accolto la reliquia di san Nicola di Bari, una delle figure più venerate a Oriente come a Occidente, e in particolar modo dalle Chiese ortodosse. Per settimane decine di migliaia di pellegrini si sono recati prima a Mosca e poi a San Pietroburgo in uno straordinario momento di preghiera e di unità tra cristiani.

A cinque anni di distanza potrebbe essere pensata e organizzata, sia a Mosca sia a Kiev, una simile esposizione della reliquia che da 935 anni è custodita a Bari. Si spera che in quel periodo la tregua possa già essere una realtà, ma se ancora ci fossero combattimenti, la presenza della reliquia del Santo potrebbe realmente sospenderli.

Sarebbe uno di quegli atti straordinari, positivamente sconvolgenti, che si rendono necessari nei momenti più difficili. Nelle chiese russe quella di Nicola è la terza icona insieme a Gesù e Maria col bambino. Anche la solenne esposizione della reliquia, con lo spirito di unità spirituale che san Nicola ha sempre suscitato, potrebbe contribuire a facilitare il negoziato politico-diplomatico.

Presidente emerito di Intersos

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