La dolorosa pietà delle fosse comuni a Mariupol
di Redazione
Una lunga trincea ricavata nella terra umida. Il rumore dei sacchi di plastica che rotolano gli uni sugli altri...
Una lunga trincea ricavata nella terra umida. Il rumore dei sacchi di plastica che rotolano gli uni sugli altri. E poi l’apparire di piedi, braccia, gambe che si intrecciano e si accavallano. Per un attimo, compare un fagotto avvolto in una coperta a quadri rosa, come una traccia di una serenità perduta. All’orizzonte Mariupol sotto un cielo grigio. Ad un capo della fossa, c’è un camion anch’esso grigio dal quale gli uomini continuano a tirar fuori sacchi neri: uno di loro si appoggia un attimo al mezzo, respira profondamente e poi riprende scuotendo la testa.
E’ il video – postato su Telegram dall’esercito ucraino -, di una delle fosse comuni scavate in fretta appena fuori dalla città che in poche ore ha avuto oltre mille morti: talmente tanti che le bare non sono bastate. Ed è soprattutto la sequenza cruda di una dolorosa pietà di un’umanità dolente; una pietà che non pone però rimedio al dolore assurdo di una guerra che non solo è in Europa, ma che rimbalza con immediatezza drammatica nel web arrivando nelle nostre case come mai prima era accaduto.
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