mercoledì 4 ottobre 2023
L’Ucraina riapre alla mediazione del Vaticano dopo che, a inizio settembre, il consigliere del presidente Podolyak aveva accusato il Pontefice di essere «filo russo» e «non credibile»
Il presidente ucraino Volodymir Zelensky

Il presidente ucraino Volodymir Zelensky - Fotogramma

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«Sono convinto che gli Usa resteranno con noi e l’Europa sarà dalla nostra parte». È un fiume in piena Volodymyr Zelensky nell’intervista a Sky Tg24 nel rilanciare una controffensiva anche diplomatica d’autunno. «È importante che i nostri alleati non siano stanchi e siano motivati come noi» perché «noi resistiamo» e il sostegno della Casa Bianca e di Bruxelles resta fondamentale. E poi, prima di compiere un vasto giro d’orizzonte – fiducia in una futura «adesione dell’Ucraina all’Ue», relativizzazione della «minaccia nucleare» russa e l’intenzione di fare di tutto «perché sia l’ultima guerra nel mondo» – una netta apertura alla Santa Sede: «Il Papa è stato invitato in Ucraina da me, sarei lieto se venisse».

Poche parole che mandano in soffitta le tensioni tra Vaticano e Ucraina di inizio settembre quando il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak aveva accusato Jorge Bergoglio di essere «filo russo» e «non credibile» per cui il Vaticano «non può avere alcuna funzione di mediazione» aveva affermando. E poi aveva indicato gli «investimenti che la Russia sta facendo nella Banca Vaticana». L’affondo di Kiev dopo che papa Bergoglio, il 25 agosto in un video messaggio per la giornata della gioventù russa, aveva affermato: «Non dimenticate mai la vostra eredità. Siete eredi della grande Russia». La risentita quanto inaspettata replica di Podolyak sembrava una pietra tombale al tentativo di mediazione del Vaticano e quindi alla possibilità di successo alla spola diplomatica tra Kiev, Mosca, Washington e Pechino dell’inviato del papa, cardinale Matteo Maria Zuppi.
Dopo quasi un mese di silenzio, quella di ieri sembra una decisa riapertura di credito al tentativo di mediazione del Vaticano, dopo che il 14 settembre l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk aveva affermato in una intervista di aver consultato l’ambasciatore ucraino in Italia e presso la Santa Sede, e di essersi convinto che l’esternazione di Podolyak era «un’opinione privata». Una marcia indietro ufficiale, ora, anche se è facile intuire come una visita di papa Francesco a Kiev, senza poter visitare anche Mosca, potrebbe essere una complicazione più che un passo di distensione. Tuttavia in alcuni ambienti ecclesiali ucraini si fa notare che quest’anno, per la prima volta, le Chiese ortodosse celebreranno il Natale il 25 dicembre, come le Chiese cattoliche: una circostanza che potrebbe favorire una visita del Papa in Ucraina durante il prossimo Avvento. Ipotesi, mentre non ci sono risposte né commenti all’invito del presidente ucraino Zelensky.

Spiragli di dialogo mentre proseguono le incursioni ucraine nella Crimea occupata dai russi. Il ministero della Difesa russa affermava che l’aeronautica aveva fermato nella notte una nave e tre moto d’acqua ucraine che tentavano uno sbarco a Capo Tarkhankut, nell'estremità occidentale della Crimea. Il Gur, i servizi segreti ucrani, rivendicavo invece lo sbarco di un loro «commando» nella «Crimea occupata» postando sui social un video in cui gli uomini delle forze speciali srotolavano la bandiera dell’Ucraina sulle coste della penisola occupata dai russi nel 2014. Nella stessa notte decine di droni ucraini attaccavano le regioni russe di Belgorod, Bryansk e Kursk. E da Washington, dopo le assicurazioni di martedì sul sostegno economico e militare, giungeva la notizia che presto migliaia di armi e munizioni iraniane sequestrate saranno trasferite a Kiev.

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