sabato 27 ottobre 2012
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​Finanziare l’aborto con denaro pubblico? Legalizzare l’euta­nasia? Aprire all’uso terapeu­tico della marijuana? Riconoscere le coppie omosessuali fino a consen­tire loro di sposarsi? A queste e ad altre domande dovranno risponde­re alcuni cittadini americani che in occasione delle presidenziali del 6 novembre prossimo saranno chia­mati ad esprimersi, tramite referen­dum, su questioni eticamente sen­sibili.Gli elettori della Florida dovranno decidere se impedire che soldi pub­blici, provenienti cioè dalle loro ta­sche, possano essere destinati al fi­nanziamento, diretto o attraverso il contributo alle assicurazioni sanita­rie, di pratiche abortive. Se dovesse­ro vincere i sì, alla Costituzione del­la Florida si aggiungerebbe la sezio­ne 28 dell’Articolo 1 sulla «proibi­zione del finanziamento pubblico dell’aborto». Alla campagna per il sì, Say Yes on Six (Dì sì al sei), dal nu­mero dell’emendamento alla costi­tuzione oggetto del referendum, hanno aderito anche la Conferenza episcopale e la Convenzione battista della Florida, oltre a molti noti poli­tici, tra cui il senatore repubblicano Marco Rubio, sempre distintosi per le sue posizioni pro-life.In Massachusetts il fronte aperto è invece quello della fine della vita. Se prevarranno i sì, lo stato del nord­est degli Usa si doterà di una legge che consente ai malati terminali che ne faranno richiesta di avere acces­so a dosi letali di medicinali som­ministrate da un medico, che quin­di non incorrerà in sanzioni di alcun tipo. La Società medica del Massa­chusetts e molte associazioni impe­gnate nel sostegno a malati e disa­bili hanno annunciato il no che e­sprimeranno nelle urne. «No on two» (No per il due) è la campagna ufficiale contro l’eventualità di apri­re all’eutanasia legale, che prende il nome dalla Question 2, la domanda da cui saranno interpellati i cittadi­ni a tal proposito. La domanda suc­cessiva, la Question 3, interrogherà i cittadini del Massachusetts circa l’opportunità di legalizzare la ma­rijuana per scopi medici. Su que­stioni simili, dovranno esprimersi anche i residenti in Arkansas, Mon­tana, Colorado e Stato di Washing­ton, con questi ultimi due chiamati ad approvare o meno la legalizza­zione di produzione, distribuzione e possesso della droga.Nello Stato di Washington si voterà anche per il Referendum 74, che ri­guarda i matrimoni omosessuali. A­gli elettori verrà chiesto se intendo­no approvare o respingere la legge numero 6239 con la quale il Senato statale ha inteso dare il via libera al riconoscimento delle unioni delle coppie di persone dello stesso ses­so, permettendo loro di sposarsi. Se la maggioranza si esprimerà a favo­re della legge, nello Stato di Wa­shington gay e lesbiche potranno sposarsi a partire dal 6 dicembre prossi­mo. La Conferenza episcopale locale è impegnata affinché dal referendum la legge esca bocciata. Video e documenti esplicativi sono sta­ti diffusi attraverso i media e una lettera ufficiale è stata in­viata a tutte le par­rocchie dal vescovo della diocesi di Spokane Blase J. Cupich. Nella lette­ra, il presule invita ad un’opposizione serena ma decisa al­la legge, richiaman­do la necessità del dovuto rispetto per la dignità umana degli omosessuali, che la Chiesa non trascura.Anche Maine, Mary­land e Minnesota dovranno esprimer­si a proposito dei matrimoni omoses­suali. In Minnesota il referendum ri­guarderà la defini­zione legale di matrimonio: gli elet­tori dovranno dire sì o no a che il ri­conoscimento del matrimonio ri­guardi «esclusiva­mente » l’unione tra un uomo e una don­na. Nel Maine inve­ce si vuole ribaltare l’esito di un referen­dum del 2009 vinto dagli oppositori del matrimonio omo­sessuale. In Mary­land, dove attual­mente gay e lesbiche possono convolare a nozze, si chiederà ai cittadini se vogliono che l’attuale legge resti in vigore.
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