mercoledì 24 maggio 2017
Sono circa 850 i britannici attivi in Siria e in Iraq. Il caso di «Jihadi John», responsabile della decapitazione di diversi ostaggi
Quei combattenti diventati delle «icone»
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Idati ufficiali parlano di circa 850 britannici che si sono uniti negli ultimi anni a organizzazioni jihadiste attive in Siria e in Iraq. Un numero, questo, che piazza il Regno Unito subito dopo la Francia a livello europeo, ma “solo” al nono posto se in proporzione alla popolazione. Tuttavia, Khalid Mahmood, un deputato laburista di fede islamica, ritiene che il numero ufficiale vada moltiplicato almeno per tre. Circa duecento hanno poi perso la vita durante gli scontri, mentre una buona metà ha fatto ritorno nel Regno Unito.

Il grosso degli effettivi proviene da Londra e la sua periferia (in particolare da Luton e High Wycombe) poi seguono Manchester, Birmingham, Cardiff, Bradford, Brighton, Walsall, Portsmouth e Coventry. Spesso i britannici sono diventati delle “icone” del Daesh. Come Jihadi John, responsabile della decapitazione di diversi ostaggi occidentali, rimasto ucciso nel 2015, oppure come John Cantlie, 44 anni, rapito nel novembre 2012, che si presenta (forse contro la propria volontà) nei panni di giornalista occidentale voce dei jiha- disti. L’ultima volta risale allo scorso dicembre quando ha mostrato gli effetti dei bombardamenti a Mosul.

Nel filmato Cantlie critica gli attacchi aerei della coalizione internazionale anti Daesh contro la città irachena che, assicurava, colpiscono i civili e non i combattenti. Da Manchester sono partite decine di giovani reclute. Alcuni trovando la morte sul campo, come i fratelli Abdulrahman e Khalif Shariff, rispettivamente di 21 e 18 anni, oppure Anil Khalil Raoufi, un dilettante del pugilato di 20 anni. Il 22enne Raphael Hostey aveva lasciato l’università per raggiungere alcuni compagni partiti in direzione della Siria. In breve l’ex studente di Graphic Disegn era diventato, secondo i magistrati, una «figura di riferimento» per altri aspiranti jihadisti, aiutando molti giovani inglesi ad attraversare la frontiera turca.

Alcune storie rasentano l’incredibile. Lo scorso febbraio, un cittadino di Manchester da anni convertito all’islam ha lanciato un attacco suicida contro una postazione dell’esercito iracheno vicino a Mosul. Abu Zakariya al-Britani, nome di battaglia di Ronald Fiddler, era stato rilasciato nel 2004 dal campo di Guantanamo dietro pressioni britanniche ed era riuscito a ottenere dal governo di Sua Maestà la bella cifra di un milione di sterline a mo’ di risarcimento per i maltrattamenti subiti.

Prima di tornare nel 2014 sul teatro del jihad. Ma c’è anche la saga delle gemelle Salma e Zahra Halane, che a 16 anni rubano al padre 840 sterline per scappare in Siria e sposarsi con dei jihadisti. Oggi, fonti dell’intelligence britannica parlano di almeno dieci donne (e cosiddette «vedove del Daesh»), con i loro bambini al seguito, che hanno fatto rientro in Gran Bretagna, dopo aver vissuto nei territori del Daesh.

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