venerdì 17 giugno 2022
Ok della Commissione anche per la Moldavia. Ora devono decidere i governi nazionali nel Consiglio Europeo con parere favorevole unanime
Via libera all'Ucraina per la candidatura Ue. Ma non sarà facile, ecco perché

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

La Commissione Europea ha raccomandato di garantire all’Ucraina - e anche alla Moldavia - lo status di Paese candidato.

La decisione spetterà però ai governi nazionali e ai loro leader, riuniti rispettivamente nel Consiglio dell’Unione Europea e nel Consiglio Europeo che dovranno esprimere parere favorele all'unanimità.

Una volta che un certo Paese ottiene lo status di candidato ufficiale inizia, però, la fase in cui l’Unione Europea deve accertarsi che quel Paese sia effettivamente pronto per diventare membro dell’Unione, verificando che in tutti gli ambiti vengano rispettate le leggi europee. Dalla libertà di stampa alla corruzione, dall'indipendenza dei tribunali e della magistratura alla sanità tutto viene messo sotto indagine, e il procedimento può richiedere anni.

Nel frattempo la guerra in Ucraina non sembra avviata a una soluzione in tempi rapidi, mentre le sue conseguenze si vanno estendendo tragicamente in termini di vittime, di radicamento d’inimicizia e persino d’odio e di effetti economici nel Vecchio Continente e nel mondo, per la mancanza di approvvigionamenti di cereali in Africa e Asia. Resta quindi sul tavolo dell’Europa comunitaria il tentativo di far cessare una guerra di cui non è responsabile, ma che deve contribuire a portare a conclusione senza sacrificare l’Ucraina, prima vittima della crisi.

Considerare, dunque, l'adesione dell'Ucraina all'Ue sarebbe un modo forte per l'Europa di mostrare il sostegno simbolico del Paese nella sua lotta esistenziale contro un aggressore non provocato. Bruxelles considera per certi versi un imperativo morale concedere all'Ucraina lo status di "candidato all'adesione" ufficiale, va detto primissimo passo nel processo di adesione all'UE prima dell'inizio dei negoziati formali di adesione.


Quali sono, dunque, le ragioni per cui l'Ucraina potrebbe non entrare nell'Ue, pur ricevendo lo status di Paese candidato?
Come riporta Foreign Policy, la prima ragione più immediata e ovvia è la guerra in corso e l'imprevedibilità geopolitica che ne deriva. È troppo presto per sapere quale forma assumerà lo Stato ucraino dopo la cessazione delle ostilità armate, o se esisterà del tutto. La Russia potrebbe mantenere i territori occupati sotto il suo controllo, dove il diritto dell'UE, la cui adozione è richiesta come parte del processo di adesione, sarebbe inapplicabile.

In secondo luogo, un'occupazione russa solleverebbe anche interrogativi su come l'Ue sarebbe all'altezza del suo patto di difesa, che obbliga i membri ad assistersi a vicenda contro l'aggressione esterna, se dovesse ammettere l'Ucraina. In altre parole l'UE non potrebbe concedere seriamente all'Ucraina lo status di candidato senza decidere come reagirebbe a una continua occupazione russa o a una rinnovata aggressione.

In terzo luogo, è possibile che concedere all'Ucraina lo status di Paese candidato possa indurre la Russia a intensificare la guerra con il pretesto di prevenire l'espansionismo occidentale. La Russia ha annesso la Crimea nel 2014 in risposta alla rivoluzione di Euromaidan e potrebbe ancora non vedere la differenza tra l'allargamento dell'Ue e della Nato. La Russia si è sempre opposta all'adesione alla Nato dell'Ucraina (e della Georgia) e chiudere questa possibilità era una richiesta fondamentale nei suoi inutili negoziati con l'Occidente prima dell'invasione.

Quali altri Paesi hanno recentemente ricevuto lo status di Paese candidato e cosa è successo?
L'Ue ha concesso lo status di Paese candidato al Montenegro e alla Serbia rispettivamente nel 2010 e nel 2012, dopo che i paesi hanno presentato domanda di adesione al blocco. Ma più di un decennio dopo, non sono riusciti ad adottare e attuare parti significative del diritto dell'UE che li avrebbero avvicinati all'adesione; in effetti, il loro declino delle libertà civili e il ritmo lento di una più ampia riforma economica hanno dimostrato che le precedenti valutazioni sull'adesione entro il 2030 erano troppo ottimistiche . L'Ue ha concesso lo status di candidati alla Macedonia del Nord e all'Albania rispettivamente nel 2005 e nel 2014, ma il rallentamento delle riforme è il motivo principale per cui finora non sono stati in grado di avviare i negoziati di adesione. Peggio ancora è il caso della Turchia, che è diventato un Paese candidato nel 1999, ma da allora ha subito un declino democratico in una misura tale che è improbabile una futura adesione.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI