domenica 3 gennaio 2021
Gli ultimi arresti, a cavallo dei due confini, portano alla luce arsenali consistenti che dimostrano la crescita inarrestabile delle formazioni
In Germania sta tornando con violenza l’incubo dei simboli nazisti

In Germania sta tornando con violenza l’incubo dei simboli nazisti - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Berlino «Mi vergogno di essere tedesco ». Queste le parole del presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier pronunciate in italiano il 26 agosto 2019 a Vinca di Fivizzano (Massa Carrara), dove nel ’44 le SS della sedicesima divisione Panzergrenadieren massacroarono 173 persone tra cui donne incinte e bambini. In quei giorni si consumarono anche le stragi a Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto. Mai nessuno dei suoi predecessori aveva utilizzato parole così dure. Ma ad un anno e mezzo di distanza Steinmeier è il presidente di una Germania federale che deve confrontarsi non solo con i fantasmi del passato, bensì con quelli del presente che stanno corrodendo il Paese.

La milizia austro-tedesca

«Un’organizzazione paramilitare con scopi eversivi e terroristici. Pronta a colpire in Austria e in Germania». Il ministro degli Interni, Karl Nehammer, la mattina del 12 dicembre si è presentato così davanti alla stampa con il capo della polizia di Vienna, Gerhard Pürtl e il vicedirettore della polizia criminale Michael Mimra. Davanti a loro parte dell’arsenale sequestrato tra Austria e Germania, nei länder della Baviera e del Nord Reno Westfalia. «Abbiamo arrestato 5 persone in Austria, altre due in Baviera, ma presto potrebbero esserci altri arresti », aveva spiegato Mimra. Sono stati sequestrati alla milizia neonazista oltre 70 fucili tra cui Kalasnikov, Skorpion e Uzi, anche granate, esplosivo, almeno 100.000 proiettili e armi naziste, ancora funzionanti, tutte scoperte nelle abitazioni degli arrestati, tutti uomini tra i 35 e i 50 anni.

Da dove arrivano le armi?

Le armi, gli stendardi, le divise risalenti all’epoca nazista sono cimeli, simboli molto ambiti tra gli estremisti di destra austriaci e tedeschi, esposti, mostrati come trofei nelle riunioni. La maggior parte dei fucili e delle granate provengono soprattutto dai Balcani in particolare dalla Croazia: «Le indagini sono partite dal commercio della droga, soprattutto cocaina. Con i soldi guadagnati, alcuni degli arrestati si recavano nei Paesi balcanici per acquistare le armi pronte per una guerra», ha illustrato il capo della polizia criminale di Vienna, Michael Mimra. La sera stessa della conferenza stampa del ministro degli Interni austriaco Nehammer il canale pubblico tedesco Zdf, nel suo magazine d’inchiesta, Frontal 21, ha mostrato un documentario sulla rotta balcanica, la stessa da cui arrivavano quelle armi. «Non le vendiamo agli islamici bensì ai tedeschi e ad altri europei, vengono da tutta Europa con valigie piene di soldi». Le armi, ha rivelato il venditore, un ex militare croato seduto accanto ad un bazooka in cerca di acquirente, «risalgono alla guerra della ex Jugoslavia ma provengono anche da altri traffici».

Il funzionario della dogana

Ma c’è altro. La Procura di Monaco di Baviera due anni fa in Croazia ha fat- to arrestare un estremista di destra, tedesco, tale Alexander R., coinvolto in un commercio di droga e armi. Il suo cognome non è mai stato reso noto perché sono in corso ancora delle indagini. Si sa che ha 47 anni ed è bavarese. «La prima volta che ho sentito parlare di lui era nel 2009, faceva il funzionario della dogana. Un’attività che gli ha permesso di svolgere un ruolo chiave nei commerci illegali», spiega nel documentario Robert Andreas giornalista tedesco esperto di estremismi e neonazismo. Alexander R., aggiunge ancora Andreas, era stato a lungo un membro del partito neonazista Npd poi, dopo la sua fondazione, si era iscritto nel partito ultranazionalista e populista Alternative für Deutschland, l’Afd. Per Alternative aveva fatto politica attiva in Baviera fino a poco prima del suo arresto. «Qui l’ho fotografato vicino ad alcuni leader bavaresi di Afd e anche a Bjorn Höcke», aggiunge Andreas mostrando la foto. Höcke è leader del partito in Turingia e spesso indicato dai media tedeschi come capo della frangia più estrema del partito.

Nel mirino del Verfassugsschutz

Da marzo 2020 l’ufficio federale per la difesa della Costituzione, il Verfassungsschutz ha messo sotto osservazione Der Flügel (L’ala), il gruppo che costituiva la fazione più estrema di Afd soprattutto a causa dei due leader Andreas Kalbitz e Björn Höcke, definiti come «estremisti di destra» e «contro l’ordine liberal-democratico dello Stato». I due in una lettera aperta ai loro sostenitori avevano poi decretato lo scioglimento solo formale di Flügel, composta da circa 7.000 membri. A maggio, Kalbitz è stato espulso dal partito Afd perché aveva fatto parte della Heimattreue Deutsche Jugend (Gioventù tedesca fedele alla patria), un’organizzazione di fatto neonazista che Afd ha considerato incompatibile con lo statuto del partito. Höcke ad inizio dicembre è stato confermato leader e capogruppo di Afd in Turingia. Il Verfassungsschutz negli ultimi mesi ha messo sotto controllo anche il movimento dei “Querdenken”, i negazionisti del coronavirus, la maggior parte appartengono a gruppi di estrema destra. Il 30 agosto del 2020, 300 di loro hanno tentato di fare irruzione nella sede del Bundestag, l’ex Reichstag. Il presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier, lo ha definito «un attacco insopportabile alla nostra democrazia». 

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: