martedì 24 febbraio 2015
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"L'Italia non entri in guerra contro lo Stato islamico" o il Mediterraneo "si colorerà del sangue dei suoi cittadini" e dovrà aspettarsi "potenziali lupi solitari italiani". È la nuova minaccia dell'Isis nei confronti del nostro Paese, dopo giorni di dibattito politico interno sull'opportunità o meno di intervenire in Libia. A darne notizia anche stavolta è il Site, che cita le parole di un jihadista e posta una foto siglata 'Khelafa medià, lo stesso che due settimane fa pubblicò un documento sui lupi solitari rilanciato anche nelle ultime ore. Nell'immagine anche una 'lapidè con un'altra foto, ripresa dal video della decapitazione degli egiziani copti su una spiaggia libica, con il boia che brandisce un coltello. Secondo gli 007 e l'antiterrorismo italiano, il susseguirsi di minacce è una vera e propria "campagna di guerra psicologica", ma l'evocazione dei "lupi solitari" è un pericolo imprevedibile, da non sottovalutare, per cui resta la massima attenzione. Difficile distinguere tra vere notizie e messaggi di propaganda, sottolineano ancora le stesse fonti. Quello che è certo, spiegano, è che si è intensificata la campagna mediatica contro l'Italia in un momento in cui il governo italiano si propone di assumere un ruolo di primo piano in Libia. Si tratta del secondo appello a "lupi solitari italiani", foreign fighters tornati dai campi di addestramento del "Califfato" per compiere attentati in stile Parigi o Copenaghen (dove a sparare sono stati tuttavia cittadini francesi e danesi che hanno abbracciato il jihadismo). La nuova minaccia si rivolge direttamente all'Italia e non come di consueto alla città di Roma, che nella retorica jihadista rappresenta la Cristianità e di conseguenza l'Occidente. È stato il caso dell'immagine della bandiera nera sul Vaticano o di quando i tagliagole neri avvertivano di essere ormai "a sud di Roma", cioè a sud dell'Europa.L'Italia è in prima linea in Libia ed è "in grado di intervenire": la priorità adesso è sul campo della diplomazia, per favorire una soluzione politica, ma "un domani" si potrà guidare anche un possibile intervento di peacekeeping. Al momento, comunque, il nostro Paese "non è sotto attacco". Il premier Matteo Renzi, in un'intervista a 'In mezzòorà, ribadisce l'impegno alla leadership italiana nella crisi libica, pur utilizzando toni rassicuranti: "Voglio dare un segnale di tranquillità all'Italia", in Libia "conosciamo come stanno le cose" perché "siamo i numeri uno" a livello di intelligence e "siamo in grado di intervenire", spiega, precisando allo stesso tempo che "non siamo sotto attacco" dell'Isis, "in questo momento non così forte in Libia come vuol far credere".
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